Antonio Dini, il patriarca della Chiesa Ortodossa Della Mela, ad ogni messa-keynote torna a salmodiar cazzate, secondo la ben nota liturgia della sua setta. Lo ricorderete forse, e' quello che definiva i
metodi paramafiosi di Steve Jobs -poi
giustamente condannati dai tribunali-
corretto funzionamento del mercato dell'editoria. Quello che scriveva l'iPhone e'
come il PC e il Mac. Quello a favore dei brevetti sugli
angoli smussati e lo
Slide To Unlock perche' sono "invenzioni da tutelare come il
made in Italy". Quello che
Chrome OS e' un chiodo nella bara di Windows (era aprile 2011, saputo piu' niente del funerale di Windows?) Quello che a 5 settimane dalla morte,
zio Steve stava bene, tanto e' vero che e' venuto al ristorante in Toscana a spassarsela con gli amici italiani. Quello che l'iPad al sole a picco di mezzogiorno si legge
meglio della carta. Quello che a marzo del 2011 etichettava come
spazzatura le osservazioni di coloro che commentavano Jobs appare molto malato, forse sta per morire (Jobs mori' 6 mesi dopo). Stavolta ce ne viene a raccontare un'altra, il cantastorie di Macity: narra la leggenda di un colosso multimiliardario -il piu' ricco del globo-
ladro recidivo
riconosciuto piu' e piu' volte nei
tribunali di tutto il mondo e
fuori di
nomi e marchi,
idee e
brevetti, oltreche' di
dati degli
utenti,
sfruttatore di
manodopera (anche minorile) in
Cina,
Africa e altrove, oltreche'
elusore ed
evasore di centinaia di miliardi nascosti nei paradisi fiscali, -narra la leggenda dicevo- come questo grande marchio diventi all'improvviso
etico,
buono, anzi "
benefattore". E' piu' plausibile che Luigi Chiatti da domani faccia il boy scout