Melamente assorto

LA RABBIA DI APPLE


Eppure a prima vista questo sembrerebbe il tipico caso di win-win a lieto fine. Cioe' l'FBI ha ottenuto di accedere alle informazioni contenute nell'iPhone del macellaio di San Bernardino, mentre Apple dal canto suo ha ottenuto di non essere costretta ad aiutare l'FBI a recuperarle. Invece, mentre e' percepibile nettamente la soddisfazione del Bureau, dal lato di Cupertino si sente odore di sconfitta e rabbia e i siti applecoronati masticano amaro, incredibilmente sorpresi da questo inevitabile epilogo.
E in effetti se Apple in primis coi suoi fanboys non esprime la minima soddisfazione ne' un'oncia di sollievo per il riuscito recupero di informazioni potenzialmente preziose per assestare un colpo alla rete terroristica internazionale -anzi: dal comunicato e dal tono di chi lo riporta si percepisce una aperta amarezza e ostilita' di fronte al successo nelle indagini del Bureau- un perche' ci sara'. La triste, tristissima verita' e' che in Apple e fuori, tra la gran parte degli Applefan, si e' sperato fino all'ultimo che l'FBI fallisse, rinunciasse ad indagare e mettesse via quel telefono, in un cassetto, mormorando sconfitta: "pazienza". Questo avrebbe tranquillizzato i tecnogiuggioloni a proposito della qualita' dei loro iGeggi e alla sacra intangibilita' della loro santa icona multinazionale multimiliardaria del cuore. L'orrenda, inquietante verita' e' che -nei fatti- a Cupertino e fuori si e' tifato per il terrorista macellaio: perche' il suo iPhone non cedesse e conservasse i suoi (essenziali o no, poco importa perche' prima non si puo' saperlo) segreti.  Ma il dato piu' triste e' che tutto questo ci sembra normale e magari pure giusto