Melamente assorto

SPACCIATORI DI PRIVACY


Lo scandalo NSA ha contribuito a rafforzare l’idea di un rapporto esclusivo tra istituzione che sorveglia e cittadino che è sorvegliato. Il Datagate ha identificato i “cattivi”. Ma si tratta di una mera semplificazione, tra l’altro fuorviante e pericolosa: il controllo digitale da parte dei governi non è altro che l’evoluzione di pratiche utilizzate altrove. [...] Un governo non può permettersi di agire in violazione delle sue stesse leggi, deve rispettarle, almeno formalmente, e non può apertamente rivolgersi contro i suoi cittadini. La risposta del popolo potrebbe essere devastante: dalla perdita di consenso politico al dissenso operato nelle urne, fino a proteste nelle strade e alla guerra civile. Ma quello che non può fare un governo è invece consentito alle aziende private che, tra l’altro, non hanno obblighi di trasparenza. Perché nel momento in cui accettiamo le loro policy aziendali, i loro TOS (terms of service) scritti in “legalese” di difficile comprensione per i più, di fatto abdichiamo a parte dei nostri diritti. [...] Si tratta di aziende che si arrogano il diritto di decidere cosa i loro utenti possono o non possono vedere. E sono le stesse aziende che si trincerano dietro la loro natura privata quando un governo cerca di imporgli qualcosa, mentre loro non hanno alcun problema ad imporre ai loro stessi utenti una diversa visione del mondo. [...] In questo nuovo mondo sempre più immateriale e onirico, dove la forma vale più della sostanza, l'immagine più dell'oggetto e la diffusione più del sapere, i cittadini sono sempre più allo sbando, orfani delle istituzioni che con le proprie mani hanno scavato un solco tra loro, abbandonando progressivamente il terreno della tutela dei diritti, delegando e privatizzando alle grandi aziende per poi, una volta comprese le potenzialità delle nuove tecnologie in termini di "controllo", disperatamente cercare di sedersi alla stessa tavola. E i cittadini, alla ricerca di nuovi punti di riferimento, si allineano dietro l’ennesimo pifferaio magico che promette di tutelare i suoi diritti, nel mentre di quegli stessi diritti ne fa un prodotto commerciale. [...] La verità è che gran parte dei Big Data viene raccolta dalle nostre vite in assenza di consenso e consapevolezza. In futuro la situazione sarà sempre più al di fuori del nostro controllo con l’avvento dell’internet of things (IOT, Internet degli oggetti) che promette di collegare tutti gli oggetti che ci circondano in un unico abbraccio virtuale, per realizzare una comunità nella quale saremo sempre meno padroni delle nostre vite e sempre più schiavi inconsapevoli soggiogati da interessi al di fuori della nostra comprensione, una società nella quale i leader tecnologici saranno idolatrati e il libero arbitrio sarà solo un mero ricordo. Le grandi aziende stanno gradualmente spostando la discussione sulla necessità di introdurre la crittografia per tutelare i diritti degli individui, così presentandosi come leader di un movimento di liberazione dei cittadini dalle angherie delle istituzioni. Ma sono le stesse multinazionali che per anni hanno alimentato pratiche discriminatorie e hanno permesso la sorveglianza globale. [...] Di fatto la soluzione al problema viene delegata alle stesse grandi aziende che lo hanno creato. Non una soluzione che valga per tutti. Molti oggi credono che solo un iphone con crittografia potrà difenderli dalle ingerenze dei governi, ma questa identificazione del diritto alla privacy con lo strumento tecnologico è pericolosa perché una volta venuto meno lo strumento (violato l'algoritmo) il diritto sottostante cessa di esistere. Invece occorrono soluzioni generalizzate, basate sul rispetto delle leggi, norme nuove che regolamentino esattamente cosa possono e cosa non possono fare grandi aziende e governi. - Bruno Saetta L'integrale di questo splendido articolo su valigiablu.it