Melamente assorto

Silenzi assordanti, bagliori accecanti


E di nuovo Marco Coisson, praticamente l'unica voce discorde della galassia applefan-italico-internettiana (forse sarebbe meglio dire l'unica assennata, ormai), interviene su Tevac per lanciare l'ennesimo grido d'allarme dal mondo "pro", contro le politiche commerciali e non di Cupertino. Parla di silenzi assordanti cosi' come io spesso (troppo spesso forse) parlo di bagliori accecanti. I bagliori di abili campagne mediatiche architettate, certo, per iniziare nuove imprese, ma anche per stendere un velo pietoso sul sostanziale fallimento di quelle antiche. E' evidente, ormai che gli articoli di Coisson somigliano sempre meno a quelli passati. Niente a che vedere con le mie invettive sarcastiche, certo, ma niente piu' consigli alla casa californiana, niente piu' elenchi di belle speranze, niente piu' sconti in attesa di trovare la pentola ricolma di monete d'oro alla fine dell'arcobaleno jobbiano (anche perche' la mela non e' piu' di quel colore da un pezzo, ormai). Questi suoi ultimi articoli somigliano sempre piu' a vere e proprie requisitorie. E come dargli torto? Da parte mia non posso che condividere ogni singola riga di cio' che scrive, e sottolineare quello che Marco ha certamente capito da un pezzo, anche se esita tutt'ora a dirlo "fuori dalla penna". Che il silenzio di Apple la' dove si creano progetti e lavoro; che il muro insuperabile del 3% di share di mercato, ormai non piu' epidemico ma endemico; che il pressoche' completo abbandono dei "pro" al loro destino; che la conseguente sistematica penalizzazione -a questo punto fattasi deterrente- di chi sceglie di lavorare con Apple; che l'assurda autocannibalizazione delle risorse informatiche e non, accumulate in vent'anni, a favore dei vari iPod, iPhone, AppleTV e chissa' quale altro gadget per fighetti tecnoazzimati; che il ridicolo culto della personalita' che si va facendo sempre piu' forte, all'interno dell'azienda e fuori; che la follia di basare l'intera esistenza di una company sulla presenza e volonta' di una sola persona; che la sostanziale inesistenza di una qualsiasi forma di legacy per il futuro; non sono affatto un caso fortuito o uno scherzo del destino cinico e baro, no. Si tratta di una concatenazione di eventi; eventi causati da scelte precise. Eventi che poi portano inevitabilmente ad altre scelte, come in un gioco del domino. Marco ha certamente capito che queste scelte risalgono indietro nel tempo e che fanno parte di una visione. E Marco sa bene a chi appartiene questa visione. E che per realizzare questa visione costui non esitera', se necessario, a comportarsi come Crono. E non aggiungo altro, a questo punto. Non credo ce ne sia bisogno.