Melamente assorto

Prime pietre


L'uso del dolore di una vittima quale arma per attaccare un avversario non e' certo mai stato il massimo della correttezza. Nemmeno in politica, il che e' tutto dire. Anzi, a parlar fuori dai denti, dimostra una mancanza di scrupoli che getta una luce assai inquietante su colui se ne rende protagonista. Ma ora devo dire che Beppe Grillo, dal suo blog, ha varcato una soglia che non andrebbe mai oltrepassata. Ieri infatti il castigapolitici (specialmente se ultrasettantenni, con problemi giudiziari e, sopratutto, antipatici a lui) ha pubblicato questa intervista con relativo commento, tutta intesa a lapidare virtualmente il ministro della giustizia, Clemente Mastella, "colpevole" di avere proposto al parlamento la legge, poi approvata, sull'indulto. Il ministro si difende appassionatamente sul suo blog, con i toni che gli sono congegnali e che personalmente non gradisco molto (anche se certo di gran lunga piu' decenti di quelli del suo accusatore). Ma il punto che vorrei sottolineare non e' questo. Ho il massimo rispetto per il dolore e gli
interrogativi che pone il signor Daniele Pellicciardi e penso che egli abbia il sacrosanto diritto ad avere una risposta dal ministro. Ma quello che mi chiedo e' questo: qualcuno (magari lo stesso blog di Grillo) ha dato analoga facolta' di parola ai parenti delle tre vittime decedute nell'incidente stradale di cui lo stesso Beppe Grillo fu riconosciuto responsabile, assieme alla loro morte? Sto parlando di una condanna, passata in giudicato, ad un anno e due mesi di carcere per omicidio colposo di due adulti e un bambino di 9 anni. Un'imputazione che, con tutte le aggravanti accertate (L'omicidio colposo (art. 589 c.p.), che si configura quando taluno cagiona per colpa la morte di una persona, è punito nel nostro ordinamento con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se l'omicidio colposo è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da uno a cinque anni. Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni dodici) avrebbe potuto essere sanzionata fino ad un massimo di dodici anni. Una condanna per la quale Beppe Grillo, il fustigatore dei condannati nonche' inflessibile punitore degli "indultanti", grazie ai servigi (profumatamente pagati, presumo) dello studio dell'avvocato Alfredo Biondi, non ha scontato un solo giorno di carcere. Mi chiedo: cosa avrebbero da dire i parenti delle vittime di cui Grillo ha causato la morte, su questo fatto? Non scrivo queste cose con piacere, non ho affato l'animo del persecutore e non mi piace accusare. Tutti possono sbagliare. E a tutti e' giusto offrire una seconda opportunita'. Ma c'e' qualcuno qui che cerca di farsi strada, di ottenere potere, fama e denaro, scagliando prime pietre. E questo francamente non e' solo disgustoso e scorretto; e' inaccettabile.