Melamente assorto

Geni(o) knockout


Perdonate lo sdegno, ma devo proprio dirlo: e' schifosamente ipocrita da parte nostra, far vanto dell'italianita' di questo premio Nobel, quando abbiamo accettato (piu' per ignavia che per scelta, ma l'ignavia e' la peggiore delle scelte), con il mancato raggiungimento del quorum al recente referendum, il diktat del Vaticano sul divieto totale di ricerca ed utilizzo di queste tecnologie. E adesso ci facciamo belli di fronte al mondo perche' il genio in questione, Mario Capecchi, e' di origine italiana, ben sapendo che qui da noi non avrebbe avuto altro che ostracismo e bastoni tra le ruote. Che avrebbe avute le mani legate
fino ad essere costretto alla fuga all'estero. Poi andiamo ad urlare "vaffanculo" in piazza, nelle grillate all'aperto. con la schiuma alla bocca e gli occhi fuori dalle orbite. Urliamo contro le "caste" malvagie che sono ragione e motivo di ogni male e nequizia del bel paese. No, io non sono affatto orgoglioso di questo nobel, come italiano. Mi vergogno, invece, perche' questo riconoscimento e' la certificazione nero su bianco, l'ennesima se ce ne fosse bisogno, della nostra ignoranza e ignavia. Italici vizi d'italiche genti. Antichissime tare che forse Mario Capecchi potrebbe scoprire sepolte a livello genetico, chissa'.. E allora ancora una volta insisto: occorre saper usare la nostra alleata migliore per rendere inutili gli sforzi di chi ci vuole ignoranti, buoni solo per fare il tifo negli stadi o nelle piazze.. o magari davanti alla tv. La nostra alleata migliore e' la storia, la nostra memoria collettiva. Dobbiamo imparare a ricordare, e di conseguenza a riflettere. Solo cosi' sapremo crearci un futuro migliore. "Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorira', inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illudera' di avere vinto." - Giordano Bruno, Nola 1548 - Roma 1600. Filosofo e scrittore, morto sul rogo, con la lingua in giova, la bocca serrata da una morsa perché non potesse parlare, per ordine e sentenza dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana.