Melamente assorto

Una psicosi chiamata Denise


Clicca sull'immagine per ingrandireQuesta de Il Giornale di ieri e' una pagina "prototipo", un esempio che rappresenta con buona approssimazione il senso dei titoli e delle prime pagine della quasi totalita' dei media italiani. Un'unanimita' pronta quanto inconscia, un riflesso inquietante quanto quasi perfetto nel comunicare le seguenti clamorose notizie:a) Che la bambina di Kos, Valentina, aveva una fisionomia identica a quella di Denise Pipitone. FALSO.b) Che parlava perfettamente l'italiano. FALSO.c) Che l'esame del DNA aveva rivelato la mancanza di un legame genetico tra la donna albanese-rom con cui Valentina viveva, e che quindi quest'ultima comunque non era la madre. FALSO.d) Che la "presunta" mamma aveva perfino ammesso di non esserlo. FALSO.Dunque cosa si e' rivelato esatto, cosa c'era di vero in tutto questo bailamme, alla fine di un giorno e mezzo in cui questa notizia e' stata la quinta piu' cliccata del web italiano? Incredibile a dirsi: NIENTE, zero. Ma la cosa piu' incredibile non e' questa. La cosa che lascia piu' di sasso e' che oggi nessuno, non giornalisti, non direttori, non politici, non semplici lettori, nessuno sente l'esigenza di imbastire un'oncia di riflessione. Non c'interessa di aver ingoiato in poche ore litri e litri di liquami puzzolenti e velenosi, distillato di menzogne, omissioni, bugie, sciatteria, e di aver inalato flatulenze mediatiche all'aroma di razzismo, xenofobia e voglia di vendere piu' copie o collezionare piu' ascoltatori e/o navigatori. Andiamo avanti come prima, come se nulla fosse. Non c'interessa capire, comprendere cosa induce affermati professionisti del giornalismo a trasformare (o forse barattare) un'inchiesta o una pur legittima e utile ricerca dello scoop, con una ignobile caccia alle streghe mediatica. Non ci riguarda il fatto che, tanto noi quanto i giornali, mostriamo sempre piu' difficolta' a capire e ad interagire con la realta' che ci circonda. Non ci passa per la testa che l'allontanamento dalla realta' e' segno collettivo di fobia, paranoia, psicosi insomma. Tanto comunque si tratta di una rom e della sua bambina, che diamine. A nessuno di noi importa che siano state prese, mamma e figlia, e incarcerate senza aver fatto nulla, innocenti. A nessuno di noi italiani interessa cercare d'immaginare il terrore che deve aver provato quella donna, nel comprendere poco a poco magari, faticosamente, che non era un normale controllo di quelli cui da rom e' abituata, ma che volevano portarle via sua figlia. In fondo e' sempre una zingara; e se non l'ha rapita lei, Denise, l'ha certo rapita comunque una dei "loro". Non e' questo, in fondo, che pensiamo? Certo che e' cosi'. Ed e' per questo che i media, i giornali ieri hanno scritto cio' che hanno scritto: perche' noi italiani non vogliamo conoscere la verita' dei fatti, non piu' almeno; vogliamo che sia la verita' a conformarsi, una buona volta, a cio' -che- e -in cui- noi crediamo.