Melamente assorto

Il favoloso mondo dell'amela


Come avevo anticipato alcuni giorni fa, spiegandone dettagliatamente i motivi, Steve Jobs durante la presentazione dei dati fiscali ha detto una panzana, truccando i numeri in modo che le sue affermazioni apparissero verosimili. Ricordiamo cosa dichiaro' in quella occasione il CEO di Apple: "Apple is now the third-largest mobile phone supplier in the world", ovvero: "Apple è oggi il terzo venditore di cellulari del mondo". FALSO. Fabio Zambelli di SetteB.IT confermava l'esattezza di quel mio post, ieri (seppure con la brutta caduta di stile del titolo zelotistico, che non trova pero' riscontro alcuno nei dati da lui stesso riportati), elencando le autorevoli rilevazioni di mercato sul trimestre fiscale passato, in materia di vendite di telefoni cellulari. Ben tre societa' specializzate concordano unanimi su questi dati; dati che smentiscono platealmente le quantomeno temerarie dichiarazioni del padre-padrone dell'azienda californiana. Eccovi la nuda verita' dei numeri:
La situazione e' riassunta perfettamente con il colpo d'occhio restituito da questo grafico a torta di ABI Research.
Di fronte a questi numeri, ci si potrebbe chiedere: ma che senso ha mentire in questo modo spudorato? A che pro? Che vantaggio porta? Semplice: in questo modo Steve Jobs, passo dopo passo, informazione truccata dopo mezza verita' aggiustata, costruisce una immagine di Apple del tutto differente rispetto alla sua vera identita', gonfiando le quotazioni della sua azienda e creando una bolla di interesse economico per una compagnia che ha avuto senz'altro grandissimi successi commerciali, ma che, alla fine dei conti, ha perduto da tempo la sua battaglia piu' importante;
quella su cui aveva puntato tutte le sue energie e le sue idee: quella dei computer e dei sistemi operativi. Apple, a 32 anni dalla sua fondazione, non ha cambiato semplicemente fisionomia (come pure tante compagnie hanno dovuto fare, spinte dalla forza degli eventi e del mercato), ha cambiato totalmente DNA. Da azienda leader nel campo dell'informatica, s'e' trasformata in club di nicchia, elitario "per forza", confinato nel suo misero quanto cronico 4% di installato. S'e' mutata, da compagnia-fucina di idee e talenti, "guida" dell'innovazione e della ricerca hardware e software, in fabbricante-assemblatrice di lettori MP3 glamour usa e getta, telefonini trendy e computer per fighetti; in "spacciatrice" di programmi scritti da piccoli sviluppatori indipendenti (ma cui si ordina cosa fare, proprio come ai dipendenti) in cambio di ben un lauto terzo dei loro sudati guadagni; in lucratrice sulle bollette telefoniche dei propri clienti; in distributrice di contenuti "a percentuale": musica, film e spettacoli, creati da altri, in cambio di molti, moltissimi denari; da "baluardo" della "resistenza" anti-monopolio Microsoft ad autocelebrantesi "opposizione di sua maesta'"; da compagnia attenta alle esigenze del singolo, del piccolo, del creativo, a multinazionale avida, attenta solo ai suoi guadagni e ricarichi-monstre, dimentica di chi l'ha fatta grande
in questi decenni: i fedeli clienti, trattati invece sempre piu' come vacche da mungere o limoni da spremere. Non ricordo quando, ho sentito una frase in un film, che recitava piu' o meno cosi': "Quasi tutti tendono a scambiare il successo per grandezza". Apple ha molto successo, ora, certo.. ma in passato ha conosciuto la grandezza. E siccome Steve Jobs conosce bene la differenza tra i due, cerca di ingrandire a dismisura il primo, per farlo passare da seconda; creando la favola di una "squadra" di talenti laddove e' rimasto , in realta', un uomo solo, un padre-padrone un prestigiatore ricchissimo, seguito da uno stuolo di dipendenti (nel senso letterale del termine) incapaci probabilmente ormai d'altro che di eseguire ordini. E allora: venghino, siori, venghino; entrino ad ammirare il favoloso mondo dell'amela. E, sopratutto, comprino.