Melamente assorto

Direzioni senza senso


"Commento con disagio la decomposizione culturale e organizzativa del “mio” Partito democratico, perche’ comincio a temere che non regga piu’, neppure come mero contenitore laico della futuribile alternativa a questa disastrosa classe dirigente di destra. Finora pensavo (e ancora mi sembra verosimile, oltre che auspicabile): gli attuali notabili del Pd restano pateticamente abbarbicati a un incarico purchessia, nonostante siano passati di sconfitta in sconfitta. Ma prima o poi qualcuno venuto da fuori li mandera’ a casa, com’e’ giusto e necessario. E allora ringrazieremo del fatto che esista questa “scatola laica”, funzionale al bipolarismo e proiettata
oltre le superate identita’ ottocentesche. Ora l’esplodere di lotte di potere e di sistemi affaristici locali ci costringono a constatare cio’ che il mio amico Arturo Parisi denuncia da anni. Una politica senza verifiche e senza regole di partecipazione democratica e’ destinata prima a inaridire chiusa in se’ stessa; poi a generare consorterie trasversali perche’ l’unico “fare” possibile diviene il business. (Di quest’ultima degenerazione, lo dico con strazio personale, e’ colpevole politicamente pure il mio amico Bassolino, in cio’ per nulla differente dai comportamenti tecnocratici manifestati a livello nazionale da un D’Alema o da certi rutelliani stile Lanzillotta o Realacci) Lo so che risulta patetico, brontolone, pertinace il prof Parisi quando ci richiama continuamente allo statuto, al numero legale nelle votazioni, all’obbligo dei leader di esporsi e correre qualche rischio. Pure Rosi Bindi lo ha mollato pensando che la realpolitik obbligasse a sostenere Veltroni per poi condizionarlo. Il risultato e’ sotto gli occhi di tutti. Deludero’ il mio caro utente e suggeritore Daniele Sensi ma la commedia del Pd nordista e le strizzatine d’occhio alla Lega, giunte all’ennesima replica, in tale contesto mi paiono tra gli epifenomeni meno significativi, perche’ innocui: si sa gia’ in anticipo che nessuno ne fara’ nulla. Tanto i soldi pubblici e la nomina dei candidati restano in mano ai tesorieri di Ds e Margherita che rispondono al solo contenzioso romano tra Veltroni, Marini, D’Alema e l’immarcescibile Rutelli. E’ giunto il momento di ammettere che in questi mesi, in questi anni, Parisi non stava parlando d’altro, bensì centrava la questione cruciale: ripristinare meccanismi elementari di democrazia interna, se si vuole che il Pd sopravviva e che in futuro sia possibile anche in Italia la contendibilita’ delle leadership, nonche’ una selezione virtuosa delle classi dirigenti. Nell’attesa, considero del tutto inutile la prossima direzione del 19 dicembre, di cui sono lieto di non fare parte avendo rifiutato una cooptazione truffaldina. A meno che il “Veltroni sbagliatutto”, dopo aver sostenuto tutto e il contrario di tutto in campo politico sociale e culturale, dia il buon esempio presentandosi li’ dimissionario. In quel caso mi spiacerebbe aver detto no all’ingresso in direzione perche’ almeno voterei a favore di quelle dimissioni." - Gad Lerner