Melamente assorto

Vox populi


"ROMA - Semplici parroci e preti di frontiera si ribellano al pensiero unico vaticano, che vorrebbe negare a Eluana il diritto di spegnersi serenamente. Cinque preti toscani e dieci preti del Friuli in due distinti documenti chiedono il rispetto della libertà di coscienza. Sono il piccolo segnale di un mondo cattolico, assai vasto, che non ha condiviso la
durezza con cui la gerarchia ecclesiastica giudicò Piergiorgio Welby e oggi domanda rispetto per la scelta di lasciar concludere una vita sorretta solo dalla tecnica.  Non si può pensare, è scritto nell'appello dei preti toscani, che la Chiesa abbia una "posizione uniforme e monolitica", identificabile solo con gli interventi del papa e dei vescovi. No: "il popolo cristiano è una realtà composita e diversa". E a questa realtà del cattolicesimo quotidiano si rivolge la Lettera di Natale dei dieci sacerdoti friulani, proprio mentre a Udine divampano le polemiche sui ricatti che il ministro Sacconi pone alle cliniche disposte a ottemperare a una sentenza della Cassazione. "Come è vero che nessuno dovrebbe sollecitare, tantomeno obbligare qualcuno ad anticipare la propria morte biologica, ci chiediamo se altrettanto è possibile che nessuno sia obbligato a vivere anche in quelle condizioni estreme, che inducono a desiderare la morte come una liberazione da una vita considerata impossibile", scrive il parroco di Zugliano don Pierluigi Di Piazza insieme ai suoi nove confratelli del Friuli Venezia Giulia. Si può immaginare - continuano i preti friulani - che esistano questioni morali "che non sono di competenza della libertà di coscienza di ciascuna persona?". E da qui parte un interrogativo a quanti nella Chiesa presumono di interpretare con sicurezza il volere
divino: "Davvero ci si può sostituire a Dio, affermando di conoscere la sua volontà riguardo alla sofferenza e alla morte delle persone?". Pacato e quasi addolorato è il commento a quelle dichiarazioni di esponenti del centro-destra, da Maurizio Gasparri a Roberto Formigoni, che irresponsabilmente parlano di "sentenze omicide" tese a "mandare a morte" Eluana Englaro. "Ci pare di non condividere - sottolineano Di Piazza e gli altri sacerdoti - né l'esultanza nei confronti di sentenze che sostituiscono di fatto il ritardo legislativo riguardo al testamento biologico né la posizione di chi definisce omicidio una scelta drammatica vissuta nell'ambito di una relazione d'amore". Per il Vaticano il caso Englaro come quello Welby sono pura e semplice eutanasia. Esattamente quello che molti fedeli contestano. Don Mazzi e i suoi quattro confratelli toscani, rivendicando la legittima pluralità di opinioni, citano nel loro appello il cardinale Carlo Maria Martini: "Le nuove tecnologie, che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano, richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona".  E dunque, rileva il cardinale, è importantissimo "distinguere tra eutanasia e astensione
dall'accanimento terapeutico, due termini spesso confusi. La prima si riferisce a un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte. La seconda - come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica - consiste nella "rinuncia all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo". Non può mai essere trascurata, insistono i preti toscani, la volontà del malato cui compete giudicare se le cure proposte sono effettivamente proporzionate. Non è un caso che il loro appello si chiuda con l'affermazione di sentirsi in sintonia con "le nostre parrocchie", le comunità di base, le associazioni e le molte persone che condividono queste riflessioni come a suo tempo "condivisero la critica verso il rifiuto del funerale in chiesa di Welby". - Marco Politi