Melamente assorto

I COLTIVATORI DI GIROLIMONI


«Cos'hanno da dire oggi quei direttori di giornali e telegiornali che hanno sparato le immagini dei due romeni come sicuri autori dello stupro della Caffarella a Roma? Si
sentono soddisfatti di non aver usato nemmeno un minimo di cautela?». Si accalora la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia. Commenta gli sviluppi dell'indagine su quello stupro, parla di «doppiopesismo» e rispolvera la storia di Gino Girolimoni, fotografo che negli anni Venti fu prima accusato di violenza, rapimenti e omicidi di bambine e poi scagionato. «Per anni sono stata convinta che Gino Girolimoni fosse effettivamente un rapitore e violentatore di bambine. Il fascismo dell'epoca trovò il capro espiatorio per rasserenare la cittadinanza di allora e dimostrare che lo Stato era più che efficiente e presente. Girolimoni — conclude Bernardini — ancora oggi nella nostra memoria non è stato riabilitato. «Il regime di oggi — valuta infine la parlamentare — governa con decreti spot con i quali è arrivato perfino al punto di ripristinare l'uso obbligato della custodia cautelare in carcere (incostituzionale) per certi tipi di reati, mentre per il resto si affida ai media che usano il doppiopesismo a seconda che il reato sia commesso da un italiano, da un romeno o da un extracomunitario». - Il Corriere della Sera