Melamente assorto

LA REINVENZIONE DELLA VERITA'


Come ho avuto modo di scrivere qualche giorno fa e non solo, ormai e' ufficiale: Steve Jobs ha  spudoratamente mentito sulle proprie condizioni di salute; e Apple assieme a lui. Come stanno cominciando a sottolineare insistentemente autorevoli osservatori economici,  tra i quali addirittura Warren Buffet, questo fatto negli States costituisce reato, perche' in grado di modificare pesantemente l'andamento azionario e quindi i guadagni e le perdite della compagnia e degli azionisti, oltre che di tutto l'indotto. Reato di cui solo fino a pochi mesi fa Steve Jobs addirittura accusava altri senza il minimo pudore. Oggi sappiamo come stanno le cose; "cose" e accuse pesanti di cui con ogni probabilita' il consiglio d'amministrazione di Apple sara' chiamato presto a rispondere dalla SEC (l'equivalente USA della nostra Consob). Ma il dato che m'interessa sottolineare oggi e' un altro. L'attuale tasso di verita' nelle dichiarazioni di Cupertino. Tutte le testate Apple-centriche e non, hanno suonato la fanfara: "Jobs sta bene ed e' tornato al lavoro". E' una buona notizia certamente, ma se permettete, dato che in fatto di bugie il pedigree di Apple ormai e' quello che e', preferisco munirmi di lunghe, lunghissime molle e analizzare i fatti con un'oncia di spirito critico. Tanto per cambiare, diciamo. Anche perche', se e' vero come si vuol far credere sia vero, che Jobs ora e' in ottima forma e sta tornando saldamente in "sella", come mai a le azioni della societa' californiana sono immediatamente scivolate giu', alla notizia? E come mai a Wall Street si vocifera che il suo vice e plenipotenziario in Apple ad interim, Tim Cook, stia invece prendendone sempre piu' saldamente in mano le redini?