Melamente assorto

CARTARI E CARTIERE


Mancava giusto il prode Antonio Dini (un po' in affanno d'articoli negli ultimi tempi, almeno su Macity, occorre dire) a completare la narrazione del quadro della demenziale situazione venutasi a creare col pasticciaccio dell'App Store, di cui ho avuto modo di scrivere ieri. Ci informa, il nostro, che il perfido "bannato", tal Khalid Shaikh, sarebbe (testuale): "un imprenditore furbacchione che ha realizzato ben 943 applicazioni per iPhone definibili come assolutamente inutili e tutte a pagamento, ovviamente". Continua il suo articolo, informandoci altresi' che Apple avrebbe ricevuto "tonnellate di proteste sia da parte dei truffati che di altri sviluppatori" e finisce raccomandando caldamente ad Apple di trattare questi loschi figuri come a Las Vegas si trattano i bari. L'impietoso Antonio Dini scatena il suo giusto sdegno sul malcapitato imbroglioncello di turno, insomma, per salvaguardare il buon nome della multinazionale californiana. Parrebbero intenti sacrosanti, i suoi, quanto giuste le reprimende; ma... c'e' un ma. E no, non chiediamoci neppure se e quanto siano utili le Apps a base di scorregge et similia che Apple smercia ogni giorno sul suo Store: sorvoliamo pure e andiamo diretti al cuore del problema. Caro Antonio Dini, vorrebbe Lei ora cortesemente rispondere ad una semplice domanda (anzi due), giusto per far luce su un aspetto totalmente trascurato del suo pur nobilissimo articolo? La domanda e' questa: visto che Lei parla di "utenti truffati" attraverso il download da App Store di Apple e di "applicazioni assolutamente inutili", crede che Apple sara' disposta a rimborsare tali utenti per suo tramite cosi' vigliaccamente "truffati" di quel 30% che essa ha lucrato su ogni singola copia venduta delle 943 Apps a suo tempo autorizzate e regolarmente da essa smerciate? E nel caso in cui non lo dovesse essere, questo comportamento risponderebbe a criteri di giustizia ed equita', secondo Lei?