Melamente assorto

LA TASSA APPLE


"Le case editrici contro Amazon per alzare i prezzi dei libri": cosi' titola oggi Melamorsicata, che tenta senza il minimo successo di spiegarci come mai l'ingresso di Apple nel mercato dell'editoria elettronica, non solo non spinge i prezzi verso il basso come usa fare di solito la notizia dell'arrivo di un nuovo concorrente, ma li fa alzare; e non di poco. Allora tento di spiegarvelo io. Cio' avviene per un motivo molto semplice: Apple non entra nel mercato dei libri digitali come un possibile concorrente, ma come monopolista di fatto. Essa tenta infatti l'impresa di impossessarsi dell'intero mercato, rinchiudendolo dentro un media: l'iPad, e un servizio: l'iTunes Store, al di sopra dei quali avra' un controllo ferreo: totale ed assoluto. In questo tipo di regime di monopolistico, chiunque mastichi un'oncia di economia sa benissimo come va a finire: i prezzi sono fatalmente destinati a salire e la qualita' a scendere. Dunque un costo in piu' in cambio di cosa? Nulla. Anzi, probabilmente perderemo qualcosa. Insomma una tassa, un balzello che occorrera' pagare per via del fatto che Steve Jobs avra' "corrotto" gli editori, spingendoli a vincolarsi a lui, offrendo la sua "protezione" dalle regole della concorrenza e dai conseguenti guadagni piu' bassi. La differenza la pagheremo ovviamente noi. Ma io credo a questo punto che sia giunto il momento di ragionare politicamente su questa faccenda. Non e' piu' questione semplicemente di soldi, di monopolio di fatto o di diritti dei consumatori. Pongo una domanda piu' inquietante: e' possibile, e' legittimo, e' giusto che un solo uomo abbia pressoche' tutti i contenuti digitali di maggiore importanza (musica, libri, giornali, domani film, tv, ecc. e non dimentichiamo che Jobs e' il maggiore azionista di Disney) e i canali per poterli distribuire, racchiusi nelle proprie mani? Che impatto avra', domani, questo fatto sui nostri diritti e sulle nostre liberta'?