Melamente assorto

VINCERE


Ci risiamo: di nuovo la profezia di Ethlite miete impietosamente il suo raccolto. "Falliamo e continueremo a fallire", scrisse all'epoca del disastro del (dis)servizio "Mobile Me". Da allora sono passati poco piu' di due anni, e in questo breve lasso di tempo Apple e'
riuscita a collezionare una serie di fallimenti tecnici da Guinness, quasi paragonabili ai suoi successi finanziari. Tralascio le devastanti conseguenze di alcuni aggiornamenti di sistema, software o firmware, spesso ritirati immediatamente per evitare il peggio, per ricordarne solo altri due: l'inspiegabile moria delle Time Capsule e il piu' grande disastro probabilmente mai occorso nella storia dell'azienda californiana: la vergognosa agonia, trascinata per ben quattro mesi, dell'iMac 27. Adesso e' il turno dell'iPad. Neppure una settimana dal rilascio sul mercato USA e gia' abbiamo problemi di surriscaldamento, ricarica batteria via USB e, udite udite, di connettivita' WiFi. Insomma un disastro. Gia' perche' se i primi due possono rivelarsi intoppi piu' che fastidiosi, il terzo e' potenzialmente una trappola mortale. Cosa te ne fai dell'iPad se non riesci a navigare o non puoi accedere all'iTunes Store? Nulla: un pezzo di plastica inutile. E certo stavolta Apple non puo' permettersi di far attendere quattro mesi, per offrire una soluzione valida, pena il flop commerciale del suo nuovo nato. E a poco vale parlare di "problemi di gioventu '", perche' la vicenda iMac 27 ha dimostrato che, a seguire il pifferaio Jobs, la gioventu' viene bruciata assai facilmente. Il problema ormai appare evidente: l'azienda di Cupertino tenta
disperatamente di trasformare in realta' le fantasie  del suo CEO (spesso malate, c'e' da dire), ma i tempi del Napoleone di California sono frenetici, impossibili; quasi psicotici. Egli vuole "vincere" ad ogni costo e preme sull'acceleratore senza piu' alcun controllo o cognizione. Spinge ciecamente avanti e gli ingegneri non hanno piu' il tempo di testare, provare, controllare, scoprire i difetti e correggere. Tutto questo, nel tempo, assume in modo crescente i contorni di una truffa legalizzata verso i consumatori. Si vende un prodotto che sostanzialmente non funziona per bruciare la concorrenza, incassando i soldi dei compratori e quelli degli investitori subito, facendo lievitare a dismisura le azioni in borsa, riservandosi di risolvere i piccoli problemi solo in seguito. Ma i problemi sono sempre meno piccoli e men che meno rapidamente risolvibili; e questi nuovi "rivoluzionari" prodotti, progressivamente, si rivelano sempre piu' per cio' che alla fine sono: bellissime scatole completamente vuote.