Melamente assorto

AT&T A QUEI DUE


Questa mattina Mantellini pubblica una riflessione sulla decisione di aumentare le tariffe iPhone presa da AT&T in USA. La sua analisi, pur essendo sostanzialmente giusta, e' leggermente decentrata perche' mette quasi tra parentesi quello che invece e' il dato principale. Mi spiego meglio. Il fatto che le tariffe AT&T aumentino invece di diminuire, all'aumentare del numero degli utenti iPhone, e' un paradosso (dovrebbe avvenire l'esatto opposto) ed e' un esito al contempo. Esso discende da una precisa scelta. In altre parole: Steve
Jobs, all'uscita dell'iPhone, ha messo all'asta il lucroso contratto, in esclusiva per gli USA (avesse potuto, lo avrebbe fatto con tutti i sentimenti anche in Europa, ma la legislazione vigente e la maggiore astuzia del consumatore medio UE gli hanno sbarrato la strada) perche' voleva una grossa fetta dei guadagni del gestore; e l'ha ottenuta. Ma l'aumento del profitto disgiunto da qualunque competizione (che viene sequestrata ai consumatori una volta per tutte con l'asta per l'esclusiva, appropriandosi indebitamente dei benefici e scaricandone i costi), ovvero il suo obiettivo finale, ha inevitabilmente implicato che AT&T non abbia avuto e non abbia ora i margini per aggiornare la rete e rendere parte di quel profitto a se stessa e ai propri clienti, sotto forma di investimenti. Perche'? Ma semplicemente perche' quella parte di profitto viene ogni giorno drenata alla fonte da Apple. Ma allarghiamo un attimo l'orizzonte visivo: se guardiamo con attenzione, ci rendiamo conto che questa strategia jobbiana non e' per nulla nuova e anzi risale a tempi molto antichi. Essa appare assai ingegnosa quanto semplice, seppure ripetitiva: si crea un sottomercato hardware/software chiuso a colpi di brevetti, all'interno del quale far vigere una sorta di regime monopolistico. Ottenuta mano libera su questo sottomercato, e mettendo a tacere i critici e i vari "cani da guardia istituzionali" con la scusa che esistono mercati paralleli e che quindi il consumatore ha la "liberta' di scelta di non comprare il nostro prodotto" (detta volgarmante minestra o finestra), si passa ad un sottomercato successivo, lo si colonizza allo stesso modo e cosi' via. In questa maniera si segmenta il mercato in decine se non centinaia di sottomercati "patented", monopolizzati, dove il detentore del marchio non ha da temere alcuna concorrenza e quindi ha mano libera sulla "pecore clienti" da tosare come, quando e quanto vuole. Perche', come tutti ben sappiamo, in regime di monopolio la qualita' dei beni e servizi e' destinata ineluttabilmente a scendere e i prezzi fatalmente a salire. La strategia e' dunque sempre la medesima: Jobs ha tentato e ha vinto col Mac OS, ma la sua e' stata una vittoria di Pirro, dato che la sua stessa ingordigia l'ha portato alla piu' completa marginalita'. Ha pure tentato e fallito con NextStep (che e' la fotografia di cosa sarebbe accaduto ad Apple se Sculley non gliela avesse saggiamente tolta di mano). Ha vinto alla grande con iTunes/iPod e ha perso miseramente con iTunes/AppleTV. Ora tenta di nuovo con iPod Touch/iPhone/iPad/AppStore. Ha buone probabilita' di vincere? Sic stantibus rebus, per le ragioni che ho gia' avuto modo di spiegare, credo proprio di no
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