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Your psychosis, our passion

Post n°354 pubblicato il 06 Maggio 2008 da MacRaiser

Ma si, in fondo sono solo "balordi" isolati, schegge impazzite, "giovinastri" da "rieducare". Il calcio non c'entra, la destra fascista non c'entra, le ronde notturne non c'entrano, arancia meccanica non c'entra, la cultura leghista non c'entra, i muri eretti a Padova non c'entrano, la fobia e l'odio contro "l'altro" non c'entrano, la rabbia e la paura coltivate in vitro per vincere le elezioni non c'entrano, l'opulento razzismo che insozza ormai gran parte del nord Italia non c'entra, l'ignoranza e il qualunquismo che diventano orgogliosi di loro stessi non c'entrano, la violenza e il disprezzo nelle parole dei comizi non c'entrano. Niente deve entrare con niente, pur di poter continuare a dare la colpa di ogni cosa "all'altro". E a concimare il nostro terreno con il letame migliore, quello "doc", quello a base di paura. Ed infatti ecco qui i giovani virgulti che ci donano gia' i primi frutti.

Una sola ideologia: guerra al "diverso" - Paolo Colonnello - La Stampa
Verona - Il biondino e i suoi amici si muovevano come una banda di Arancia Meccanica negli ambienti degli skinheads fronte Veneto e dei neofascisti, sperando d’incontrare se non proprio il plauso della città, per lo meno la sua indulgenza. Chè Verona si sa, è sempre stata una città nera. E ricca. E gelosa di sè. E se anche il sindaco leghista Falvio Tosi adesso invoca «pene esemplari» , si capisce che il Biondino e i suoi amici in fondo erano funzionali a una certa cultura. «Che poi è un modo di pensare - dice il procuratore Guido Papalia - molto diffuso di questi tempi che esclude il diverso, chi non si veste come noi, non mangia come noi, non parla con il nostro accento, in difesa di un sistema ritenuto semplicemente migliore di altri e dunque da difendere anche con la violenza. E’ un modo di sentirsi rassicurati ancorandosi a cose che invece andrebbero analizzate più approfonditamente. Non è un problema solo di polizia. E’ questione di educazione che dovrebbe portare a pensare che è l’inclusione quella che paga. Non l’esclusione». Invece il Biondino e gli amici stavano proprio in questa logica. Anche loro di ronda - che oggi va tanto di moda - per punire «i diversi», «quelli che sporcano», quelli che offendono «il decoro del nostro bel centro». Quelli che non ci garbano, in definitiva. Che, come si sa, sono sempre tanti e affollano impuniti le nostre paure. E allora, giù botte. Come a Nicola Tommasoli il grafico di 29 anni massacrato a pugni e calci e ridotto in fin di vita per essersi rifiutato l’altra notte di offrire una sigaretta. «Anche lui - spiega il procuratore aggiunto di Verona, Mario Schinaia - era stato individuato come un diverso. A loro bastava trovare qualcuno che magari aveva semplicemente i capelli lunghi e volavano schiaffi». Quasi ogni sabato, con la bella stagione, a pattugliare strade e piazze storiche, a prendere a schiaffi «i negri» ma anche «i terroni», come i tre parà picchiati mesi fa perchè «parlavano meridionale». O il ragazzo con la maglietta del Lecce massacrato di botte «perché terrone». O quello picchiato in piazza delle Erbe perché sedendo su alcuni gradini «danneggiava l’immagine di Verona, città di classe». O la vita resa impossibile ai venditori di khebab. Tutte scuse, per nascondere il vero obiettivo: la violenza fine a se stessa. «Una violenza programmata, per difendere quello che consideravano il loro territorio - sottolinea Schinaia - sono tutti di una certa area ma alla fine l’ideologia o l’appartenenza a gruppi politici definiti conta poco. La cosa vera che li unisce è la caccia al “diverso” da loro. Ed è questa l’unica ideologia. Tanto che per questo ripetersi delle aggressioni, avevamo ipotizzato l’esistenza di un nuovo gruppo organizzato, ancor più pericoloso di altri per questo fine esclusivo di violenza». La scorsa estate la banda di neofascisti era stata fermata dalla Digos e identificata: 17 giovani in tutto, alcuni rampolli della buona borghesia, altri figli di operai. Molti legati agli ultrà dell’Hellas Verona, quasi tutti trovati con simboli nazisti e fascisti in casa. Il Biondino, ovvero R.D., 19 anni, studente, capelli castani chiari, si era distinto come uno tra i più attivi e violenti, destinatario perfino di una diffida a non entrare allo stadio. La notte del primo maggio R.D. non era nemmeno ubriaco. «Noi non ci droghiamo, non beviamo, siamo gente a posto», ha raccontato nell’interrogatorio-confessione reso ieri dalle 8 alle 12 nella questura di Verona. Ma sì, un bravo ragazzo senza vizi, come tanti da queste parti. Come i due di Ludwig, ricorda ancora il procuratore Schinaia, anche loro «figli della buona borghesia, laureati, perbene. Pensavano di ripulire il mondo uccidendo le persone». Il pm Rombaldoni, il capo della Digos e il colonnello dei carabinieri aspettavano R.D. da qualche ora. Individuato dalle indagini, pressato dai genitori, incalzato dal suo legale, dopo aver passato tre giorni fuori casa, non si ancora bene aiutato da chi, sentendosi il fiato sul collo, alla fine si è costituito. Si è presentato col suo legale, Roberto Bussinello, candidato sindaco per Forza Nuova alle scorse elezioni. Per confessare ma solo in parte, ammettendo di aver dato pugni e calci ma senza ricordare «di aver colpito quel ragazzo quand’era a terra»; confermando i nomi di almeno due dei complici, già individuati, ma senza fare il nome degli altri due perchè «di loro non voglio parlare». Eppure ha esordito dicendosi «dispiaciuto», «spaventato dalle conseguenze» del suo gesto.


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Nicola Tommasoli è morto. I suoi organi, per volere dei genitori, daranno una speranza di vita a ...
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Ricevuto in data 07/05/08 @ 11:08
Pestaggio Verona, ''omicidio preterintenzionale per futili motivi'' -----------------------------...

 
Commenti al Post:
magdalene57
magdalene57 il 06/05/08 alle 11:55 via WEB
Almeno questo ha un avvocato difensore in linea con quello che dice di essere. Mi pare che l'analisi di P. Colonnello ricalchi più o meno quello che da mesi tu stai ripetendo, con altalenanti indici d'ascolto e consensi. Diciamo che non è facile riconoscere che anche i nostri borbottii, le nostre frasi velate di razzismo, alla fine contribuiscono a far si che il fastidio si trasformi in rabbia, e poi in desiderio di oppressione. Perché ci sembrano sempre innocue, in fin dei conti, mica andiamo noi in giro a pestare la gente... Comunque, non mi pare che la cosa abbia smosso mari e monti... una canzone non cantata ne smuove di più!! ciao, Mac..***
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 06/05/08 alle 11:59 via WEB
Eheheheh.. (bella) ciao, Maggie :) *
 
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ANTONELLA ANEDDA

Vedo dal buio
come dal più radioso
dei balconi.
Il corpo è la scure:
si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo -al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto
dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa

---

Perfino adesso vedo
un gesto nuziale
dopo l'immensa distanza
di questa estate lenta
nell'arco dei suoi steli amari
dopo gli anni che in avanti
hanno sbarrato l'amore
perche' non si perdesse
fino a perderlo
attutito contro l'erba.
Oggi e' una notte di pioggia
possiamo traversarla
in due diversi bagliori
senza luce
dire, toccando il gelido bordo
di un bicchiere,
che tanta lontananza
non e' stata un errore
se ha cinto e sciolto segretamente
ogni irreale desiderio.


---

Volevo che
il mio amore non finisse
che resistesse intero
in disaccordo
perfino col ricordo
e ignorasse il corpo
che da me si scostava
che ne ignorasse
distanza e indifferenza
e fosse cosa mia
doppiamente intrecciata
cesta di giunco e aria,
cesta per acqua
forma che la mano conosce
e che la storia medita quando
– così di rado
per questo raramente sacra –
salva un bambino dal suo Nilo.
Così a volte
fanno canestri i pazzi
per il silenzio – credo –
che sale dagli spazi
per quella paglia
che le dita oscurano
per quel nodo terreno
di aria e di materia.


---

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell'ombra della sera
per la sera che di colpo
crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta
a una ringhiera
per l'attesa marina
- senza grido - infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare
più sola nell'enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi,
mia la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso
e la parola bosco
trema più fragile del bosco,
senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

 
Questa felicità promessa o data
m'è dolore, dolore senza causa
o la causa se esiste è questo brivido
che sommuove
il molteplice nell'unico
come il liquido scosso nella sfera
di vetro che interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva anche per oggi.
Torno torno le fanno guerra cose
e immagini su cui cala o si leva
o la notte o la neve
uniforme del ricordo.

Mario Luzi

---

Venite pensieri
vi penseremo a fondo
ora che e' mattino.
La luce vi fa sembrare tanto forti
da raschiare il buio
come se avessimo un coccio
e la notte fosse cuoio.
C'e' un geco sul granito.
Il suo ventre oscilla
come acqua di fonte.
E' spaventato. E' attento.
Aspetta senza capire.
Come succede a noi
quando un saluto di colpo
si trasforma in addio

---


Che speri,
che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua
dove nel sole le burrasche
hanno una voce
altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane?
Mi trovo qui
a questa età che sai,
né giovane né vecchio,
attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli
o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri
e n'esci illesa.
Tutto l'altro che deve essere
è ancora,
il fiume scorre,
la campagna varia,
grandina, spiove,
qualche cane latra
esce la luna, niente si riscuote,
niente
dal lungo sonno avventuroso.

Mario Luzi

---

il vento
è un'aspra voce che ammonisce
per noi stuolo
che a volte trova pace
e asilo sopra questi rami secchi.
E la schiera
ripiglia il triste volo,
migra nel cuore dei monti,
viola scavato
nel viola inesauribile,
miniera senza fondo
dello spazio.
Il volo è lento, penetra a fatica
nell'azzurro che s'apre
oltre l'azzurro,
nel tempo ch'è di là dal tempo;
alcuni mandano grida acute
che precipitano
e nessuna parete ripercuote.
Che ci somiglia
è il moto delle cime nell'ora
- quasi non si può pensare
né dire -
quando su steli invisibili
tutt'intorno
una primavera strana
fiorisce in nuvole rade
che il vento
pasce in un cielo
o umido o bruciato
e la sorte della giornata è varia,
la grandine, la pioggia,
la schiarita.

Mario Luzi

---

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo,
chi quasi in catene.
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita,
figge un punto.
Raramente
qualche gabbiano appare.

Mario Luzi
 
E’ pur nostro il disfarsi delle sere.
E per noi è la stria che dal mare
sale al parco e ferisce gli aloè.
Puoi condurmi per mano,
se tu fingi di crederti con me,
se ho la follia di seguirti lontano
e ciò che stringi, ciò che dici,
m’appare in tuo potere.
Fosse tua vita quella
che mi tiene sulle soglie
e potrei prestarti un volto,
vaneggiarti figura. Ma non è,
non è così. Il polipo che insinua
tentacoli d’inchiostro tra gli scogli
può servirsi di te.
Tu gli appartieni e non lo sai.
Sei lui, ti credi te.

Eugenio Montale

---

Sempre di nuovo,
benchè sappiamo
il paesaggio d'amore
e il breve cimitero
con i suoi tristi nomi
e il pauroso abisso silente,
dove per gli altri è la fine:
torniamo a coppie tuttavia
di nuovo tra gli antichi alberi,
ci posiamo sempre, di nuovo,
con i fiori contro il cielo.

Rainer Maria Rilke

---

Felicita’ raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede,
teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi
chi piu’ t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari,
il tuo mattino
e’ dolce e turbatore
come i nidi delle cimase.
Ma nulla
paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

Eugenio Montale

---

Il suo sguardo,
dopo tanto fissare,
e’ divenuto cosi’ stanco
che non puo’ accettare null’altro.
Per lei
e’ come se le sbarre
fossero migliaia,
e oltre le migliaia di sbarre:
nessun mondo.
Nel suo girare
in quel cerchio ristretto,
senza soste,
la sua potente falcata
diviene una danza rituale
attorno ad un centro,
dove una grande volonta’
si trova come paralizzata.
A volte,
le palpebre si sollevano in silenzio
ed una forma entra,
scivola attraverso
l’angusto silenzio tra le spalle,
raggiunge il cuore,
e muore.

Rainer Maria Rilke – La pantera

---

Gettava pesci vivi
a pellicani famelici.
Sono vita anche i pesci fu rilevato,
ma di gerararchia inferiore.
A quale gerarchia
apparteniamo noi
e in quali fauci…?
Qui tacque il teologo
e si asciugo’ il sudore.

Eugenio Montale
 

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MARIA LUISA SPAZIANI

Quelle labbra
ch'era peccato mordere
tanto infantili e tenere s'aprivano
(neve di sogno
non può il tempo sciogliere)
chiude un sigillo di divina cera.
Ma avete flauti eterni
come il mare,
o labbra più profonde della sera.

 

ANTONELLA ANEDDA

Dell'incedere a scatti di quell'uomo
che nella strada per Venaco
gridava dentro il sole
non s'e' mai detto nulla
nulla della camicia
strappata sulle ascelle
e dei piedi circondati di paglia
ne' della voce bruciata di francese.
Lo aspetto' l'inverno,
lo strinse nel ramo di una scala
lo spinse piano
col volto tra i vasi di gerani

---

Per trovare la ragione di un verbo
perché ancora
davvero non é tempo
e non sappiamo
se accorrere o fuggire.
Fai sera come fosse dicembre
sulle casse innalzate
sul cuneo del trasloco
dai forma al buio
mentre il cibo
s'infiamma alla parete.
Queste sono le notti
di pace occidentale
nei loro raggi vola
l'angustia delle biografie
gli acini scuri dei ritratti,
i cartigli dei nomi.
Ci difende di lato un'altra quiete
come un peso marino nella iuta
piegato a lungo, con disperazione.

---

Non esiste innocenza
in questa lingua
ascolta come si spezzano i discorsi
come anche qui sia guerra
diversa guerra
ma guerra - in un tempo assetato.
Per questo scrivo con riluttanza
con pochi sterpi di frase
stretti a una lingua usuale
quella di cui dispongo
per chiamare
laggiù perfino il buio
che scuote le campane.

 

PEDRO SALINAS

Non voglio che ti allontani,
dolore, ultima forma
di amare. Io mi sento vivere
quando tu mi fai male
non in te, né qui, più oltre:
sulla terra, nell'anno
da dove vieni
nell'amore con lei
e tutto ciò che fu.
In quella realtà
sommersa che nega se stessa
ed ostinatamente afferma
di non essere esistita mai,
d'essere stata nient'altro
che un mio pretesto per vivere.
Se tu non mi restassi,
dolore, irrefutabile,
io potrei anche crederlo;
ma mi rimani tu.
La tua verità mi assicura
che niente fu menzogna.
E fino a quando ti potrò sentire,
sarai per me, dolore,
la prova di un'altra vita
in cui non mi dolevi.
La grande prova, lontano,
che è esistita, che esiste,
che mi ha amato, sì,
che la sto amando ancora.

---

Quello che sei
mi distrae da quello che dici:
Lanci parole veloci,
pavesate di risa,
invitandomi
ad andare dove mi porteranno.
Non ti presto attenzione,
non le seguo: sto guardando
le labbra da cui sono nate.
Intanto guardi lontano.
Fissi lo sguardo laggiù,
non so in cosa, e già si precipita
a cercarlo la tua anima
affilata, come saetta.
Io non guardo dove guardi:
io ti vedo guardare.
E quando desideri qualcosa
non penso a quello che vuoi
nè lo invidio: è il meno.
Ciò che ami oggi, lo desideri;
domani lo dimenticherai
per un nuovo amore.
No. Ti aspetto
oltre qualsiasi fine o termine
in ciò che non deve succedere.
Io resto nel puro atto
del tuo desiderio, amandoti.
E non voglio altro
che vederti amare.

 

REINER MARIA RILKE

Niente è paragonabile.
Esiste forse cosa
che non sia tutta sola
con se stessa e indicibile?
Invano diamo nomi,
solo è dato accettare
e accordarci
che forse qua un lampo,
là uno sguardo ci abbia sfiorato,
come se proprio in questo
consistesse vivere la nostra vita.
Chi si oppone
perde la sua parte di mondo.
E chi troppo comprende
manca l’incontro con l’eterno.
A volte
in notti grandi come questa
siamo quasi fuori pericolo,
in leggere parti uguali
spartiti fra le stelle.
Immensa moltitudine

---

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili
a stanze chiuse a chiave
e a libri scritti in lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che non ti possone essere date
poichè non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato,
senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno,
in cui avrai la risposta.

 
Che io debba ricevere il castigo
neppure si discute. Resta oscuro
se cio’ accada in futuro oppure ora
o se sia gia’ avvenuto
prima che io fossi.
Non ch’io intenda evocare
l’esecrabile fantasma
del peccato originale.
Il disastro fu prima dell’origine
se un prima e un dopo
hanno ancora un senso.

Eugenio Montale

---

Perfino adesso vedo un gesto nuziale
dopo l'immensa distanza
di questa estate lenta
nell'arco dei suoi steli amari
dopo gli anni che in avanti
hanno sbarrato l'amore
perche' non si perdesse
fino a perderlo attutito contro l'erba.
Oggi e' una notte di pioggia
possiamo traversarla
in due diversi bagliori senza luce
dire, toccando il gelido bordo
di un bicchiere,
che tanta lontananza
non e' stata un errore
se ha cinto e sciolto segretamente
ogni irreale desiderio.

Antonella Anedda


---

Mia vita,
a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto
ormai lo stesso sapore
han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.

Eugenio Montale

---

Volevo che
il mio amore non finisse
che resistesse intero
in disaccordo
perfino col ricordo
e ignorasse il corpo
che da me si scostava
che ne ignorasse
distanza e indifferenza
e fosse cosa mia
doppiamente intrecciata
cesta di giunco e aria,
cesta per acqua
forma che la mano conosce
e che la storia medita quando
– così di rado
per questo raramente sacra –
salva un bambino dal suo Nilo.
Così a volte
fanno canestri i pazzi
per il silenzio – credo –
che sale dagli spazi
per quella paglia
che le dita oscurano
per quel nodo terreno
di aria e di materia.

Antonella Anedda

---

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell'ombra della sera
per la sera che di colpo
crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta
a una ringhiera
per l'attesa marina
- senza grido - infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare
più sola nell'enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi,
mia la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso
e la parola bosco
trema più fragile del bosco,
senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

Antonella Anedda
 
Questo tetto che affiora dalla notte
ci protegge piu' di una croce o un santo.
Ora che improvvisamente piove
e' benedetto.
In un'abside di plastica bagnata
splende una pianta di ortensie azzurro-fuoco

Antonella Anedda

---

...
Soffiero' su quel viso
mischiando i suoi gesti
a quelli di amori passati,
prendendo i ricordi migliori
le poche frasi di ognuno
fino a costruire il mio Golem
il mio amore brucera' altissimo e ignoto
lungo la cappa del camino.
...

Antonella Anedda


---

Vergine altera, mia compagna
t'arde un mistero negli occhi.
Non so se odio o amore
e' questa luce eterna
della tua nera faretra.
Con me verrai
finche' proietti un'ombra il corpo
e resti ai miei sandali arena.
La sete o l'acqua sei
sul mio cammino?
Dimmi, vergine altera,
mia compagna.

- Antonio Machado -

---

...
Pensi davvero che basti non avere colpe
per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L'aria e' piena di grida.
Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri,
brandelli di parole.
...

Antonella Anedda
 

 

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