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« STUPRATI DI UN DIO MINOREGRAZIE NAPO! »

UN CATTIVO MINISTRO

Post n°675 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da MacRaiser

Roberto Maroni: "Cattivi contro i clandestini" - Dal Corriere della Sera del 2 febbraio 2008.

«Prima l'hanno minacciato con un frustino, poi un poliziotto l'ha colpito al volto con un pugno, infine l'hanno costretto a “sedersi” dentro una pozzanghera e a cantare una canzone». Vittima delle violenze sarebbe Giuliano Adzovic, un operatore dell'Arci di origine montenegrina che lavora all'interno del campo di Tor de' Cenci. Tutto sarebbe avvenuto intorno alle nove del mattino di martedì scorso, ventiquattrore dopo l'arrivo della Folgore all'interno del campo. Lo denuncia Marco Birrozzi, responsabile del progetto di scolarizzazione di Arci Solidarietà, ai microfoni di Radio Popolare Roma. «Giuliano – racconta Birrozzi – è stato fermato all'entrata del campo da un militare della Folgore, dopo il controllo dei documenti sembrava che il suo nome non risultasse nell'elenco del censimento e quindi il parà ha chiamato due poliziotti. A questo punto gli agenti gli hanno detto di allontanarsi dall'entrata del campo e di attraversare la Pontina. Il nostro operatore, nonostante insensatezza della richiesta, ha obbedito. Poi – prosegue il responsabile di Arci Solidarietà – un terzo agente si è avvicinato e l'ha minacciato: “Devi fare quello che ti diciamo noi sennò ti picchiamo”. Quando Giuliano ha chiesto spiegazioni l'agente è andato in macchina, ha preso dei guanti e l'ha colpito con un pugno sul volto». Il racconto di Birrozzi prosegue: «Giuliano ha iniziato a urlare, l'agente che l'ha colpito l'ha condotto all'interno di una volante trascinandolo per un dito... gli hanno preso la mano, divaricato le dita, storto un pollice e portato nella macchina colpendolo con dei calci. Giuliano ha iniziato a piangere e i poliziotti gli hanno detto di smetterla perchè sennò avrebbero messo nell'auto l'unità cinofila presente nel campo». «Giuliano è rimasto nell'auto per circa venti minuti, poi gli agenti l'hanno riportato all'entrata del campo». «Qui – denuncia sempre Marco Birrozzi – i poliziotti l'hanno costretto sotto la minaccia di un frustino a “sedersi” dentro una pozzanghera. Lui ha protestato ma alla fine si è seduto; poi hanno chiesto a Giuliano di cantare... di cantare una canzone, sennò l'avrebbero colpito con il frustino. Il nostro operatore si è rifiutato ma gli agenti hanno insistito suggerendogli di cantare “tanti auguri a te”; alla fine è stato costretto a fare anche questa cosa, a cantare seduto nella pozzanghera». Tutto sarebbe finito solo con l'arrivo di altri operatori dell'Arci nel campo di Tor de' Cenci: «Quando hanno visto Giuliano piangere hanno cercato il responsabile delle operazioni individuandolo poi in un vicequestore. Solo a quel punto hanno ottenuto la liberazione del nostro operatore». «La vicenda – conclude Birrozzi – non è finita subito: nel corso della giornata i poliziotti hanno nuovamente minacciato Giuliano chiedendogli di non farsi vedere in giro per il campo e di non raccontare a nessuno quello che era accaduto, altrimenti gli avrebbero spaccato la testa». Da Radio Popolare - Qui scarica il file audio.

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Commenti al Post:
volareliberi0
volareliberi0 il 06/02/09 alle 11:41 via WEB
non sa di cosa si tratta....ma l´unica cosa che mi vien da dire che vergogna!!
 
 
volareliberi0
volareliberi0 il 06/02/09 alle 11:42 via WEB
anzi cattiveria pura...come ridurre un essere umano al nulla per il proprio piacere che cattiveria!!buona giornata.
 
   
MacRaiser
MacRaiser il 06/02/09 alle 12:21 via WEB
Ciao, Volare :)
 
Ciompi1378
Ciompi1378 il 06/02/09 alle 11:51 via WEB
Non so come si comporta la polizia all'estero, e non mi interessa nemmeno saperlo; ma sono quasi certo che altrove non sia poi così facile trovare cattivi maestri che incitano alla violenza dalle stanze di un ministero. Forse mi sbaglio anche in questo: e anche in questo caso non mi interessa. Mi piacerebbe solo che nel mio Paese certi figuri siano prima cacciati a pedate dai posti che occupano e poi messi alla sbarra a rispondere delle loro responsabilità. Di questo sono certo: che non succederà. Ciao :(
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 06/02/09 alle 12:06 via WEB
Occhio che qui il discorso e' particolare. Stiamo parlando di una minoranza etnica perseguitata, riconosciuta in Europa; stiamo parlando di uno stato e di un governo che sono stati richiamati piu' volte dalle autorita' UE, a proposito delle persecuzioni contro questa minoranza; stiamo parlando di censimenti che dovevano essere effettuati dalla croce rossa e che invece vengono effettuati dall'ESERCITO e segnatamente dal reparto FOLGORE, noto per essere frequentato da fanatici di destra; stiamo parlando di un ministro dell'interno che incita apertamente alla violenza contro i sans-papier e i senzatetto. Con queste premesse, i roghi di Ponticelli e altrove, i barboni dati al rogo a Rimini e a Nettuno, Emmanuel a Parma, Abba a Milano, i tentativi di linciaggio degli arrestati -presunti innocenti- fino a processo terminato, i pestaggi in caserma e fuori.. tutto sommato ci e' andata ancora bene, dai. Per ora. Ciao, Ciompi :)
 
   
Ciompi1378
Ciompi1378 il 06/02/09 alle 12:36 via WEB
Certo che messi per bene in fila questi fatti fanno accapponare la pelle. Per ora. Ciao :)
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 06/02/09 alle 12:50 via WEB
Uno stato dovrebbe essere giusto non buono o cattivo. E questo "giusto" dovrebbe essere per tutti i cittadini, ma proprio tutti, non si può decidere se essere buoni o cattivi con una parte di essi.
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 06/02/09 alle 13:09 via WEB
Eggia'.. ma non era lui il ministro che pochi mesi fa dichiarava stentoreamente "in Italia non esiste un problema razzismo"? Adesso sull'argomento tace. O meglio, ha detto, il giorno che l'indiano fu dato alle fiamme, che "e' colpa dei giudici che lasciano liberi i delinquenti". Colpa di cosa? Di cosa? Che noi italiani siamo razzisti? Che lo dica, allora.. che si liberi da questo silenzio opprimente, da questa maschera da mediocre avvocato-musicista e ci dica finalmente quello che ha tanta voglia di urlare al mondo: "SI! Io, Roberto Maroni sono razzista e me ne vanto!". Cosi' la facciamo finita una buona volta, con queste ridicole pantomime politically correct. Ciao, Quoti :)
 
   
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 06/02/09 alle 13:21 via WEB
Sono d'accordo con te. Ma che politically correct, diamo il nome giusto alle cose: è razzismo e può abbellire la parola come meglio crede ma sempre razzismo rimane.
Non lo so, non so come spiegare ma mi sento così avvilita, così indignata e così impotente. Scusa per questo sfogo.
 
magdalene57
magdalene57 il 06/02/09 alle 17:49 via WEB
sono ormai senza parole. tutto quello che sta accadendo in questi giorni rende questo paese un luogo ostile. c'incaponiamo a far vivere un vegetale e facciamo una legge che obbligherà uomini, donne e bambini a non farsi più curare. lo stato di diritto rischia di diventare un'utopia, un sogno a metà. camuffiamo atti di razzismo chiamandoli bravate da ragazzi, e ora questo che incita alla cattiveria. Come se non fosse già ampiamente documentato che i metodi cattivi siano già in uso presso le forze dell'ordine. Ricordo che proprio da qui, non molto tempo fa, ci mettevi all'erta su certi proclami, sull'effetto devastante che avrebbero avuto fra la gente. ecco, ci siamo. e questo governo rimbalza tra la lega e il vaticano, prende e da. Ma c'è chi le prende e basta... ciao, Mac..***
 
 
MacRaiser
MacRaiser il 06/02/09 alle 23:14 via WEB
Purtroppo a quel tipo di parole, i fatti seguono sempre. Ciao, Maggie :) *
 
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ANTONELLA ANEDDA

Vedo dal buio
come dal più radioso
dei balconi.
Il corpo è la scure:
si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo -al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto
dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa

---

Perfino adesso vedo
un gesto nuziale
dopo l'immensa distanza
di questa estate lenta
nell'arco dei suoi steli amari
dopo gli anni che in avanti
hanno sbarrato l'amore
perche' non si perdesse
fino a perderlo
attutito contro l'erba.
Oggi e' una notte di pioggia
possiamo traversarla
in due diversi bagliori
senza luce
dire, toccando il gelido bordo
di un bicchiere,
che tanta lontananza
non e' stata un errore
se ha cinto e sciolto segretamente
ogni irreale desiderio.


---

Volevo che
il mio amore non finisse
che resistesse intero
in disaccordo
perfino col ricordo
e ignorasse il corpo
che da me si scostava
che ne ignorasse
distanza e indifferenza
e fosse cosa mia
doppiamente intrecciata
cesta di giunco e aria,
cesta per acqua
forma che la mano conosce
e che la storia medita quando
– così di rado
per questo raramente sacra –
salva un bambino dal suo Nilo.
Così a volte
fanno canestri i pazzi
per il silenzio – credo –
che sale dagli spazi
per quella paglia
che le dita oscurano
per quel nodo terreno
di aria e di materia.


---

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell'ombra della sera
per la sera che di colpo
crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta
a una ringhiera
per l'attesa marina
- senza grido - infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare
più sola nell'enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi,
mia la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso
e la parola bosco
trema più fragile del bosco,
senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

 
Questa felicità promessa o data
m'è dolore, dolore senza causa
o la causa se esiste è questo brivido
che sommuove
il molteplice nell'unico
come il liquido scosso nella sfera
di vetro che interpreta il fachiro.
Eppure dico: salva anche per oggi.
Torno torno le fanno guerra cose
e immagini su cui cala o si leva
o la notte o la neve
uniforme del ricordo.

Mario Luzi

---

Venite pensieri
vi penseremo a fondo
ora che e' mattino.
La luce vi fa sembrare tanto forti
da raschiare il buio
come se avessimo un coccio
e la notte fosse cuoio.
C'e' un geco sul granito.
Il suo ventre oscilla
come acqua di fonte.
E' spaventato. E' attento.
Aspetta senza capire.
Come succede a noi
quando un saluto di colpo
si trasforma in addio

---


Che speri,
che ti riprometti, amica,
se torni per così cupo viaggio
fin qua
dove nel sole le burrasche
hanno una voce
altissima abbrunata,
di gelsomino odorano e di frane?
Mi trovo qui
a questa età che sai,
né giovane né vecchio,
attendo, guardo
questa vicissitudine sospesa;
non so più quel che volli
o mi fu imposto,
entri nei miei pensieri
e n'esci illesa.
Tutto l'altro che deve essere
è ancora,
il fiume scorre,
la campagna varia,
grandina, spiove,
qualche cane latra
esce la luna, niente si riscuote,
niente
dal lungo sonno avventuroso.

Mario Luzi

---

il vento
è un'aspra voce che ammonisce
per noi stuolo
che a volte trova pace
e asilo sopra questi rami secchi.
E la schiera
ripiglia il triste volo,
migra nel cuore dei monti,
viola scavato
nel viola inesauribile,
miniera senza fondo
dello spazio.
Il volo è lento, penetra a fatica
nell'azzurro che s'apre
oltre l'azzurro,
nel tempo ch'è di là dal tempo;
alcuni mandano grida acute
che precipitano
e nessuna parete ripercuote.
Che ci somiglia
è il moto delle cime nell'ora
- quasi non si può pensare
né dire -
quando su steli invisibili
tutt'intorno
una primavera strana
fiorisce in nuvole rade
che il vento
pasce in un cielo
o umido o bruciato
e la sorte della giornata è varia,
la grandine, la pioggia,
la schiarita.

Mario Luzi

---

Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo,
chi quasi in catene.
Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita,
figge un punto.
Raramente
qualche gabbiano appare.

Mario Luzi
 
E’ pur nostro il disfarsi delle sere.
E per noi è la stria che dal mare
sale al parco e ferisce gli aloè.
Puoi condurmi per mano,
se tu fingi di crederti con me,
se ho la follia di seguirti lontano
e ciò che stringi, ciò che dici,
m’appare in tuo potere.
Fosse tua vita quella
che mi tiene sulle soglie
e potrei prestarti un volto,
vaneggiarti figura. Ma non è,
non è così. Il polipo che insinua
tentacoli d’inchiostro tra gli scogli
può servirsi di te.
Tu gli appartieni e non lo sai.
Sei lui, ti credi te.

Eugenio Montale

---

Sempre di nuovo,
benchè sappiamo
il paesaggio d'amore
e il breve cimitero
con i suoi tristi nomi
e il pauroso abisso silente,
dove per gli altri è la fine:
torniamo a coppie tuttavia
di nuovo tra gli antichi alberi,
ci posiamo sempre, di nuovo,
con i fiori contro il cielo.

Rainer Maria Rilke

---

Felicita’ raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede,
teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi
chi piu’ t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari,
il tuo mattino
e’ dolce e turbatore
come i nidi delle cimase.
Ma nulla
paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

Eugenio Montale

---

Il suo sguardo,
dopo tanto fissare,
e’ divenuto cosi’ stanco
che non puo’ accettare null’altro.
Per lei
e’ come se le sbarre
fossero migliaia,
e oltre le migliaia di sbarre:
nessun mondo.
Nel suo girare
in quel cerchio ristretto,
senza soste,
la sua potente falcata
diviene una danza rituale
attorno ad un centro,
dove una grande volonta’
si trova come paralizzata.
A volte,
le palpebre si sollevano in silenzio
ed una forma entra,
scivola attraverso
l’angusto silenzio tra le spalle,
raggiunge il cuore,
e muore.

Rainer Maria Rilke – La pantera

---

Gettava pesci vivi
a pellicani famelici.
Sono vita anche i pesci fu rilevato,
ma di gerararchia inferiore.
A quale gerarchia
apparteniamo noi
e in quali fauci…?
Qui tacque il teologo
e si asciugo’ il sudore.

Eugenio Montale
 

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MARIA LUISA SPAZIANI

Quelle labbra
ch'era peccato mordere
tanto infantili e tenere s'aprivano
(neve di sogno
non può il tempo sciogliere)
chiude un sigillo di divina cera.
Ma avete flauti eterni
come il mare,
o labbra più profonde della sera.

 

ANTONELLA ANEDDA

Dell'incedere a scatti di quell'uomo
che nella strada per Venaco
gridava dentro il sole
non s'e' mai detto nulla
nulla della camicia
strappata sulle ascelle
e dei piedi circondati di paglia
ne' della voce bruciata di francese.
Lo aspetto' l'inverno,
lo strinse nel ramo di una scala
lo spinse piano
col volto tra i vasi di gerani

---

Per trovare la ragione di un verbo
perché ancora
davvero non é tempo
e non sappiamo
se accorrere o fuggire.
Fai sera come fosse dicembre
sulle casse innalzate
sul cuneo del trasloco
dai forma al buio
mentre il cibo
s'infiamma alla parete.
Queste sono le notti
di pace occidentale
nei loro raggi vola
l'angustia delle biografie
gli acini scuri dei ritratti,
i cartigli dei nomi.
Ci difende di lato un'altra quiete
come un peso marino nella iuta
piegato a lungo, con disperazione.

---

Non esiste innocenza
in questa lingua
ascolta come si spezzano i discorsi
come anche qui sia guerra
diversa guerra
ma guerra - in un tempo assetato.
Per questo scrivo con riluttanza
con pochi sterpi di frase
stretti a una lingua usuale
quella di cui dispongo
per chiamare
laggiù perfino il buio
che scuote le campane.

 

PEDRO SALINAS

Non voglio che ti allontani,
dolore, ultima forma
di amare. Io mi sento vivere
quando tu mi fai male
non in te, né qui, più oltre:
sulla terra, nell'anno
da dove vieni
nell'amore con lei
e tutto ciò che fu.
In quella realtà
sommersa che nega se stessa
ed ostinatamente afferma
di non essere esistita mai,
d'essere stata nient'altro
che un mio pretesto per vivere.
Se tu non mi restassi,
dolore, irrefutabile,
io potrei anche crederlo;
ma mi rimani tu.
La tua verità mi assicura
che niente fu menzogna.
E fino a quando ti potrò sentire,
sarai per me, dolore,
la prova di un'altra vita
in cui non mi dolevi.
La grande prova, lontano,
che è esistita, che esiste,
che mi ha amato, sì,
che la sto amando ancora.

---

Quello che sei
mi distrae da quello che dici:
Lanci parole veloci,
pavesate di risa,
invitandomi
ad andare dove mi porteranno.
Non ti presto attenzione,
non le seguo: sto guardando
le labbra da cui sono nate.
Intanto guardi lontano.
Fissi lo sguardo laggiù,
non so in cosa, e già si precipita
a cercarlo la tua anima
affilata, come saetta.
Io non guardo dove guardi:
io ti vedo guardare.
E quando desideri qualcosa
non penso a quello che vuoi
nè lo invidio: è il meno.
Ciò che ami oggi, lo desideri;
domani lo dimenticherai
per un nuovo amore.
No. Ti aspetto
oltre qualsiasi fine o termine
in ciò che non deve succedere.
Io resto nel puro atto
del tuo desiderio, amandoti.
E non voglio altro
che vederti amare.

 

REINER MARIA RILKE

Niente è paragonabile.
Esiste forse cosa
che non sia tutta sola
con se stessa e indicibile?
Invano diamo nomi,
solo è dato accettare
e accordarci
che forse qua un lampo,
là uno sguardo ci abbia sfiorato,
come se proprio in questo
consistesse vivere la nostra vita.
Chi si oppone
perde la sua parte di mondo.
E chi troppo comprende
manca l’incontro con l’eterno.
A volte
in notti grandi come questa
siamo quasi fuori pericolo,
in leggere parti uguali
spartiti fra le stelle.
Immensa moltitudine

---

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili
a stanze chiuse a chiave
e a libri scritti in lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che non ti possone essere date
poichè non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivi le domande ora.
Forse ti sarà dato,
senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno,
in cui avrai la risposta.

 
Che io debba ricevere il castigo
neppure si discute. Resta oscuro
se cio’ accada in futuro oppure ora
o se sia gia’ avvenuto
prima che io fossi.
Non ch’io intenda evocare
l’esecrabile fantasma
del peccato originale.
Il disastro fu prima dell’origine
se un prima e un dopo
hanno ancora un senso.

Eugenio Montale

---

Perfino adesso vedo un gesto nuziale
dopo l'immensa distanza
di questa estate lenta
nell'arco dei suoi steli amari
dopo gli anni che in avanti
hanno sbarrato l'amore
perche' non si perdesse
fino a perderlo attutito contro l'erba.
Oggi e' una notte di pioggia
possiamo traversarla
in due diversi bagliori senza luce
dire, toccando il gelido bordo
di un bicchiere,
che tanta lontananza
non e' stata un errore
se ha cinto e sciolto segretamente
ogni irreale desiderio.

Antonella Anedda


---

Mia vita,
a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto
ormai lo stesso sapore
han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.

Eugenio Montale

---

Volevo che
il mio amore non finisse
che resistesse intero
in disaccordo
perfino col ricordo
e ignorasse il corpo
che da me si scostava
che ne ignorasse
distanza e indifferenza
e fosse cosa mia
doppiamente intrecciata
cesta di giunco e aria,
cesta per acqua
forma che la mano conosce
e che la storia medita quando
– così di rado
per questo raramente sacra –
salva un bambino dal suo Nilo.
Così a volte
fanno canestri i pazzi
per il silenzio – credo –
che sale dagli spazi
per quella paglia
che le dita oscurano
per quel nodo terreno
di aria e di materia.

Antonella Anedda

---

Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell'ombra della sera
per la sera che di colpo
crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta
a una ringhiera
per l'attesa marina
- senza grido - infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare
più sola nell'enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi,
mia la luce deserta
- da brughiera -
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso
e la parola bosco
trema più fragile del bosco,
senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.

Antonella Anedda
 
Questo tetto che affiora dalla notte
ci protegge piu' di una croce o un santo.
Ora che improvvisamente piove
e' benedetto.
In un'abside di plastica bagnata
splende una pianta di ortensie azzurro-fuoco

Antonella Anedda

---

...
Soffiero' su quel viso
mischiando i suoi gesti
a quelli di amori passati,
prendendo i ricordi migliori
le poche frasi di ognuno
fino a costruire il mio Golem
il mio amore brucera' altissimo e ignoto
lungo la cappa del camino.
...

Antonella Anedda


---

Vergine altera, mia compagna
t'arde un mistero negli occhi.
Non so se odio o amore
e' questa luce eterna
della tua nera faretra.
Con me verrai
finche' proietti un'ombra il corpo
e resti ai miei sandali arena.
La sete o l'acqua sei
sul mio cammino?
Dimmi, vergine altera,
mia compagna.

- Antonio Machado -

---

...
Pensi davvero che basti non avere colpe
per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L'aria e' piena di grida.
Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri,
brandelli di parole.
...

Antonella Anedda
 

 

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