BIANCANEVE

LA PARABOLA DEL SUCCESSO


    
          È di ieri la notizia dell’ultimo tentativo di suicidio da parte di Britney Spears. Vagando nei blog ho letto vari post che trattavano l’argomento con dovizia di particolari e in tutti c’erano i commenti severi dei lettori, che più che condannare il gesto ostentavano un’indifferenza decisa che coincideva spesso con un “Ti sta bene!”. Come molti, tra chi leggerà questo post, penseranno, poco cambia nella nostre vite se Britney sta bene, se ha dimenticato la biancheria intima a casa, se ha divorziato con un sms o se si è rasata i capelli: non la conosciamo, non è un’amica, non è nemmeno una vicina di casa… negli ultimi tempi non è nemmeno la colonna sonora che fa da sottofondo quando siamo alla guida per andare al lavoro o quando facciamo pausa durante lo studio per un esame.Eppure leggere quotidianamente qualche trafiletto di giornale che la riguarda, in un climax agghiacciante di cavolate prima e di autolesionismi poi, non mi lascia indifferente. E saperla delirante con un lenzuolo attorno al collo e due bambini piccolissimi a casa con chissà chi mi angoscia. Perchè è vero che con Brit il destino è stato magnanimo e lei ne ha messo a frutto solo pochissime opportunità, e lavorative, buttando al vento con particolare cura tutto ciò che faceva parte della sua vita privata… ma ha pur sempre 25 anni, è stata travolta da un successo planetario e ha fatto errori proporzionalmente planetari come tutti ne facciamo, con conseguenza più piccole come sono minori le proporzione dei nostri successi e insuccessi.La stampa non è certo stata dolce con questo mito del pop: prima l’ha osannata, poi ha scrutato i primi segnali della crisi personale, poi ha indugiato su ogni fase del declino. Un gruppo di suoi fan ha fondato un blog per sensibilizzare chi l’ha amata come artista a proteggerla, a ignorare gli articoli di giornale più crudi che la riguardano e farle così sentire la stima e l’amore che forse potrebbero ancora salvarla.             Servirà? Lo spero…                          Di fronte a casi come questo, ossia a giovani che hanno apparentemente avuto tutto dalla vita ma che poi, incapaci di gestirlo, si perdono negli eccessi e nell’autodistruzione sarebbe il caso di mettere da parte le invidie, la finta indifferenza la legge della compensazione e rimanere in silenzio a pensare a chi, prima di Britney, ha percorso lo stesso scivolo verso la morte.Ieri sera su MTV è stato trasmesso uno speciale sui Nirvana e sul loro geniale leader Cobain: lungi dal paragonare le due carriere i diversi contributi che hanno portato alla musica, è inevitabile pensare a quella parabola che ha ucciso Kurt e non vedere la stessa traiettoria per Britney.E chi ha amato questi artisti non aveva / ha la responsabilità di farli sentire invincibili almeno in quel settore della vita per il quale li abbiamo conosciuti, apprezzati e che è probabilmente l’unica ancora di salvezza in un’esistenza ormai irrimediabilmente segnata?