SEGHE MENTALI

IL vuoto


Nel mondo intorno a noi riusciamo a capire il senso del vuoto. La bottiglia di latte che occupa un posto nel nostro frigorifero smette di avere il suo posto quando il latte è finito . Il vuoto occupa lo stesso spazio del pieno, ma non vi è più alcuna fruibilità. Lo spazio viene liberato per fare posto ad altro. Nei numeri ogni singola posizione viene occupata da una cifra che ne indica il peso, anche quando questa è vuota. Alle elementari la maestra ci insegnava che il numero 205 era scomponibile in 2 centinaia, 0 decine , 5 unità. Nella musica la melodia che si sviluppa su una trama ritmica, è fatta di note più o meno lunghe e di pause (assenza di note). Nella nostra  vita invece il vuoto spesso è qualcosa di ingestibile. Se subiamo la fine di una storia d’amore, rimane in noi il contenitore mentre il contenuto non c’è più, alla sensazione di vuoto di amore ovviamo riempiendolo con sentimenti opposti: odio e rancore. Non stiamo meglio, ma è il massimo che si riesce a fare pur di non sentire quella maledetta sensazione. Altre volte invece ci inventiamo un contenitore (le aspettative) e quando queste non arrivano ci sentiamo frustrati. Se il vuoto persiste rischiamo di essere pervasi da ansia per arrivare nei casi più estremi al panico. Non ho riempito il vuoto, ma ho imparato a conviverci, e più passa il tempo , più mi accorgo che non ha senso fare la fatica di tenere delle cose che sottraggono spazio.  Perso il contenuto va rimosso anche il contenitore, ed il vuoto riacquista un senso: il vuoto come opportunità per il nuovo. Vivere nel ricordo è un inganno che satura il presente e non lascia la possibilità di agire, è un libro già scritto ed ad ogni rilettura la trama non cambia. Sembra strano, ma laddove si libera dello spazio,è la vita stessa che provvede a riappropriarsene.