Memorie di una colf

Memorie di una colf. Mi guardo intorno.


Mi stiracchio pigro stamattina. Chi ne ha le chiavi mi ha trasmesso serenità e di questo lo ringrazio. Vorrei riuscire a fare altrettanto…ma forse anche io, in qualche modo, qualche cosa dovrei aver trasmesso. Di solito, lo specchio riflette la luce solo se colpito dalla luce. Certo, non siamo solo specchi…ma siamo anche specchi. Così un po’ ci credo e tanto mi basta per sentirmi felice. E poi, in effetti, di luce qui ce n’è tanta. Inonda la stanza avanzando vittoriosa attraverso la finestra aperta. Una luce limpida, nuova, popolata dai gridi delle rondini che si corteggiano con voli spericolati rasenti i tetti rossi e le chiome dei pini. Il cielo è pallido, come se ancora non fosse maturo, orfano di quel quell’azzurro profondo che annuncia l’estate. Mi fa tornare alla mente quelle piccole foglioline appena spuntate sui rami, indecise su quale tonalità di verde scegliersi come vestito per quando saranno grandi. Sposto gli occhi da un oggetto all’altro sulla mia scrivania. Il mucchietto di monete color del rame, la ceramica di Gaudì, la carta dei miei prossimi sentieri di montagna, il tagliacarte della Guardia Civil, il libro di Carofiglio. Non so se avete mai giocato a quei videogame che si chiamano Role Play…. La mia scrivania è così. Se qualcuno potesse puntare il cursore del mouse su ognuno degli oggetti che la popolano cliccandoci sopra….gli apparirebbe una storia diversa, gli si aprirebbe un mondo diverso….una dimensione parallela tra le mille possibili. Io lo faccio spesso…..guardo, clicco….e volo. Se volete che vi raggiunga…popolate la mia scrivania con le vostre cose. Non siate parchi. Alla fine è anche una questione di calcolo delle probabilità.