Memorie di una colf

Memorie di una colf. Romeo e Giulietta.


Per natura, siamo abituati a porci al centro del mondo, a vedere ciò che ci accade come unico, irripetibiile, individuale ed esclusivo. Forse, se non pensassimo così, se non avessimo il personale convincimento di essere pezzi unici non potremmo sopravvivere. Una foglia sull'albero, in mezzo a mille altre foglie come lei, che stormisca all'unisono con le sorelle per ogni alito di vento, ha la fortuna di non essere una creatura pensante e di non porsi quindi domande sul suo destino, sulla sua ragione d'esistere. Se lo fosse, probabilmente impazzirebbe. Noi invece no. Noi pensiamo, o sragioniamo se più vi piace. Però, ogni tanto, se abbiamo la pazienza d'ascoltare le antiche storie, non possiamo non riconoscere che il racconto è sempre lo stesso. Cambiano le epoche, cambiano i costumi, cambiano le macchine ma la storia degli uomini rimane sempre uguale. E questo spiega perchè certi capolavori della letteratura siano immortali. Perchè ciò che raccontano resta intatto, attuale, condivisibile, malgrado gli uomini che passano. Eppure somigliamo veramente tanto ai virus. Occupiamo, colonizziamo, consumiamo e spesso uccidiamo la natura che ci ospita. Un virus non possiede la cognizione dell'individualità. Un virus ha solo una dimensione collettiva che fa si che non sia importante che ogni singolo elemento sopravviva ma piuttosto che il suo DNA si sposti da un ospite all'altro, spesso uccidendolo (e così facendo, uccidendo moltissimi dei virus colonizzatori), in un viaggio senza fine da una vittima all'altra.