Memorie di una colf

Memorie di una colf. Acqua.


L’Hotel Brigante è una massa chiara sul cielo buio. Una grande facciata popolata di finestre irregolari, lunghe crepe tormentate e grondaie contorte. Un piccolo merlo nero mi guarda e corre sull’asfalto lucido con una mollica stretta nel becco giallo. L’acqua scende in verticale, scivola sui muri, rotola sui gradini, si perde tra le auto addormentate. Una scala di pietra sale verso la piazza e di lontano vedo luci che si agitano smarrite. Sono fermo, chiuso nel mio impermeabile, cosa morta tra le cose morte, dilavate, percorse…..Sono un grumo di vita che si è chiuso nel suo riccio per superare il tempo, il freddo, il nero.E intanto quest’acqua continua cadere e trasforma il mondo in un regno greve, umido, inconsistente. Ci viaggio attraverso cercando di non perdermi, di proteggere la mia essenza, di non smarrire il centro del mio essere. Ascolto il ritmico suono delle gocce e le sue mille sfumature…metallo, terra, legno, pietra….la stessa canzone monocorde con voci diverse….ma che cosa dice? Cosa racconta? Racconta del sempre, dell’immoto, dell’immutabile. “Io sono acqua e la mia strada è ovunque. Io non mi fermo, non mi arresto, non ho pace. Aggiro, supero, scavo…senza sosta. Il mio rumore è un non rumore perché è come il tuo respiro. Sempre con te fino a quando non ti accorgi di lui solo perché non c’è”.