Un blog creato da hscic il 26/02/2009

Memorie di una colf

Contorsionismi mentali e funambolismi lessicali

 
 
 
 
 
 

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Memorie di una colf. Il paradiso terrestre.

Post n°582 pubblicato il 11 Febbraio 2014 da hscic

Quanto vale una vita? Come si calcola? Non si calcola credo. Dovrebbe essere una di quelle cose che ti guardi negli occhi e ti capisci. Poi però c’è la paura. Il non conoscere chi si ha di fronte anche se lo si conosce. E’ proprio vero. E’ la paura che rende triste la vita dell’uomo. Soprattutto la capacità di precedere con il pensiero il momento della vera paura. La lunga agonia. In questo siamo più sfortunati degli animali. Loro non temono il domani e vivono sereni. Forse è per quello che a volte quando si sente il morso dell’incertezza si cerca il verde dei boschi, il bianco delle nuvole che corrono veloci, lo sciabordio rassicurante del mare sulla spiaggia. Si vuol tornare al paradiso terrestre che altro non era che la mancanza di consapevolezza quando si viveva insieme e come tutti gli altri esseri del creato…nel presente….nel piccolo orizzonte dello sguardo.

 
 
 

Memorie di una colf. Acqua.

Post n°581 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da hscic

L’Hotel Brigante è una massa chiara sul cielo buio. Una grande facciata popolata di finestre irregolari, lunghe crepe tormentate e grondaie contorte. Un piccolo merlo nero mi guarda e corre sull’asfalto lucido con una mollica stretta nel becco giallo. L’acqua scende in verticale, scivola sui muri, rotola sui gradini, si perde tra le auto addormentate. Una scala di pietra sale verso la piazza e di lontano vedo luci che si agitano smarrite. Sono fermo, chiuso nel mio impermeabile, cosa morta tra le cose morte, dilavate, percorse…..Sono un grumo di vita che si è chiuso nel suo riccio per superare il tempo, il freddo, il nero.

E intanto quest’acqua continua cadere e trasforma il mondo in un regno greve, umido, inconsistente. Ci viaggio attraverso cercando di non perdermi, di proteggere la mia essenza, di non smarrire il centro del mio essere. Ascolto il ritmico suono delle gocce e le sue mille sfumature…metallo, terra, legno, pietra….la stessa canzone monocorde con voci diverse….ma che cosa dice? Cosa racconta? Racconta del sempre, dell’immoto, dell’immutabile. “Io sono acqua e la mia strada è ovunque. Io non mi fermo, non mi arresto, non ho pace. Aggiro, supero, scavo…senza sosta. Il mio rumore è un non rumore perché è come il tuo respiro. Sempre con te fino a quando non ti accorgi di lui solo perché non c’è”.   

 
 
 

Memorie di una colf. COTRAL.

Post n°580 pubblicato il 04 Febbraio 2014 da hscic

Il paese è tra le nuvole. Cammino nella luce giallina dei lampioni e tutto pare circondato d’ovatta. L’unico rumore è il canto degli usignoli che saluta la notte che sta per andar via. Non c’è nessuno per le strade tranne me e la mia valigetta nera. Vado avanti, un passo dopo l’altro, tra rivoli d’acqua che corrono a nascondersi nelle fenditure dei tombini. Guardo in alto e non ci sono stelle. Intuisco la chioma dei pini ad ombrello e dal quel tetto verde si staccano, pigre, grosse gocce di pioggia. Incontro la vetrina di un bar. La stanza è vuota ma la luce è accesa. C’è solo un uomo con un grembiule bianco addormentato su una sedia, come se ieri sera, dopo aver chiuso, si fosse addormentato li dimenticando di avere una casa. Giro l’angolo e davanti ad una panchina lucida di pioggia ci sono tre persone. Nessuno parla, nessuno si muove, tutto sembra fermo in un eterno presente. Mi fermo anch’io e aspetto. Aspetto che il mondo si svegli. Che un paio di fari mi porti via. Aspetto….con le mani in tasca e i pugni chiusi.

 
 
 

Memorie di una colf. Tra Nuovo Salario e Fidene.

Post n°579 pubblicato il 29 Gennaio 2014 da hscic

La mattina in treno è come entrare in un’altra dimensione. E’ come viaggiare accanto a mondi che pur sfiorandosi non si conoscono. Si respira la stessa aria, si toccano le stesse cose, ci si avvolge nello stesso calore ma si rimane inesorabilmente separati. E così mi viene da pensare a come il fermarsi alle apparenze non porti che a fraintendere, non interpretare, prendere cantonate. “Ma come? Sembravano stare così bene insieme? Come è stato possibile? Cosa è capitato?”. A volte invece penso che il sembrare sia l’alibi per negarsi l’essere. E per sopravvivere si salti da una posizione all’altra all’occorrenza. Forse perché alla fine, sopravvivere è tutto e la maggior parte degli uomini…si limita solo a fare questo, senza nemmeno rendersene conto. Andare a fondo, capire, comprendere cosa c’è dietro e cosa è capitato è la medicina amara per guarire. Se no si rimane solo con l’apparente sicurezza dell’essere nel giusto…sicurezza che crolla giù al primo alito di vento.

 
 
 

Memorie di una colf. E se fosse stato meglio nascere in Sud America?

Post n°578 pubblicato il 05 Dicembre 2013 da hscic

Qui dentro ho come la sensazione di trovarmi in un romanzo di Orwell...uno di quelli famosi. Come vedete nessuno commenta, nessuno parla, nessuno si esprime ma questo posto è popolato di fantasmi evanescenti e silenziosi. In fondo nemmeno tanti...ma nemmeno pochi. Quasi quasi propongo un raduno in modo che, conoscendosi ed incontrandosi, possano coordinare le apparizioni e distribuire equamente il carico di lavoro. Quello che veramente mi chiedo, al di la della diafana presenza, è cosa cerchino qui dentro. In fondo io scrivo del più e del meno, di sensazioni estemporanee, di folgorazioni sulla via di Damasco, di quello che improvvisamente m'attraversa la mente. Non seguo un filo logico. Non ho un tema principale. Non emetto comunicati stampa giornalieri sull'andamento dello yen o sulla fluttuazione del prezzo del succo d'arancia. Anzi, recentemente sono spesso assente per lunghi periodi....ma i fantasmi no. Sono più assidui di me, più coerenti di me, più votati alla loro causa di quanto io lo sia alla mia. Facevo una riflessione stamattina. Il mio mondo è più un mondo di assenze che di presenze. Forse, per indole, tendo ad isolarmi, a non far rumore, a mettermi in un angolo ad osservare. Forse sono io che creo ed attiro i fantasmi con il mio comportamento. Se anche fosse che mi riesce difficile gestire la realtà, la realtà, silenziosa, tenta ugualmente di circondarmi per ricordarmi che esiste. Forse sono io che non concedo altro modo per essere presenti. Non lo so. Mi perdevo in questi pensieri mentre giocherellavo con una penna questa mattina. Mah..... mi vengono in mente anche Marquez e l'Allende....

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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