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Augias attacca D'Elia


http://www.centrodiascolto.it/videopress/videobox.php?idcat=162&path=131,162&id=34427&frx=1 Alla cortese attenzionedella redazione di Le storievorrei con La presente esprimere l'amarezza che la visione della trasmissione sulla pena di morte ha suscitato in me per la scarsa competenza ed onestà intellettuale, ma anche etica, del conduttore. Parlo di scarsa competenza perché scimmiottare qualche citazione e fingere di conoscere grossomodo quello che la Costituzione afferma non basta a colmare lacune evidenti in merito alla vera e complessa vicenda della battaglia per la moratoria e contro la pena di morte. La sensibilità che oggi il governo italiano e il ministro degli affari esteri in parte mostrano, senz'altro meritoria, non può farci dimenticare che molti politici hanno battuto nel mondo per qualche tempo questa strada e soprattutto non può farci dimenticare che è soprattutto una fetta di società civile, di associazioni come quella dell'On. D'Elia, i Radicali che fanno i radicali in Italia e all'estero ad aver sempre, costantemente, lottato per il riconoscimento del più banale diritto civile, quello alla vita, e ammonito gli stati a non imitare chi sbaglia. Parlo di disonestà intellettuale ed etica perché non è compito del consuttore della TV di stato e non è servizio pubblico offendere e ripetere un processo ad una persona che, dopo aver pagato per gli errori commessi, da anni contribuisce al progresso civile del paese con la sua opera. Evidentemente il conduttore non condivide fino in fondo il principio della pena rieducativa e riabilitativa. Apprezzo lo sforzo di ipocrisia fatto per non mostrare di ripudiarlo del tutto. Un umile conduttore televisivo non dovrebbe permettersi un attacco personale ad un uomo che svolge il suo ruolo istituzionale e continua a servire la causa dei diritti civili con la stessa umiltà con cui l'ha perseguita negli ultimi trent'anni. Quando poi si invita una personalità politica, aggredita verbalmente, a non manifestare la sua identità, sottintendendo un giudizio di valore di certo non lusinghiero, si scende alla mera propaganda elettorale. "non faccia il radicale", "non la butti in politica"... da queste frasi si evince il vero scopo a cui mirava la puntata: non parlare di diritti civili, di una questione politica nel senso buono, che riguarda l'uomo in quanto uomo, una questione radicale, ma per lanciare dal pulpito di un Balanzonesco parafilosofo un sermone di cattivo gusto, un'invettiva personale e "anti", ossia politica nel suo peggior significato. Umilmente,un cittadino che cercando di capire il mondo per migliorarlofa il radicale