MENO MALE CHE CI SEI

Senza lui, non sono niente


07/07/2009
Ora so. So quello che volevo sapere. So che lui vuole stare da solo. So che lui non riesce a guardarsi allo specchio. So che si vergogna di quello che ha fatto. So che lui tiene a me e non è più innamorato di lei. So che è finita.Allo stesso tempo però non voglio che sia così. Non voglio accettare il fatto che sia finita. Non voglio accettare che perché ho saputo la verità, devo rinunciare a lui. A star bene come stavo prima.Mi manca. Mi manca sapere che c’è. Mi manca il suo sorriso. Mi mancano le chiacchierate alla sera per sapere com’era andata la giornata. Mi manca la sua voce. Mi manca il suo odore. Non voglio rinunciarci. Mi sto arrampicando sugli specchi, lo so, ma non voglio perderlo. Senza di lui, mi sento niente.Lo so che non molto tempo fa lui non faceva parte della mia vita e stavo bene comunque, ma quando conosci il paradiso, si può essere pronti a rinunciarci? Si può essere pronti a voltare pagina se i sentimenti che provi dicono l’esatto opposto di quello che tu vuoi fare? Si può non amare qualcuno se lo ami al punto di distruggerti per lui?Io non ci riesco. Io, purtroppo, non ci riesco. Vorrei che cambiasse idea. Vorrei che mi dicesse che non può stare senza di me. Vorrei che gli mancassi. Vorrei che ragionasse un po’ su quelli che sono stati questi 6 mesi assieme e che anche lui, come me, fosse stato bene al punto di non voler rinunciare a me. Quanto vorrei ritornare a quel mercoledì 17 giugno, quanto vorrei dire alla Broccola che non ci sono. Che non ho tempo di vederla. Quanto vorrei fingere che non sia mai accaduto nulla. Quanto vorrei che lui fingesse che non sia mai accaduto nulla.Non voglio star meglio. Non senza lui, almeno. I suoi abbracci. Le sue carezze. Le sue coccole. I suoi baci. Mi manca il respiro. Mi manca davvero. È come se lui fosse stato l’aria che mi serviva per respirare e ora che mi è venuta a mancare, non riesco più a vivere.E mia mamma che oggi mi ha urlato dietro “ti verrà l’esaurimento!”. E io che la guardo con le lacrime agli occhi e le dico “guardami, non sto abbastanza senza che tu ti metta a rompere? Perché se continui così, non ci metto niente a prendere un coltello e andare di là a tagliarmi le vene!”. E questo. Morire. Il metodo migliore per togliermi la vita. Questo è il mio pensiero ricorrente. In macchina no, mi preme troppo la mia piccola Corsa. Se mi butto dal poggiolo, con la fortuna che mi ritrovo, rimarrò viva. Se mi taglio le vene… e se resto viva? Avrò delle cicatrici indelebili sui polsi. Se mi impicco? Troppa sofferenza. Sonniferi a casa non ne ho. Non ho niente di così potente da potermi uccidere. Ma l’idea rimane. E mi faccio paura da sola quando parlo di queste cose. Voglio davvero morire? No, perché l’unica cosa che mi tiene in vita è la speranza di ritrovarlo. Di non averlo perso per sempre. Nessuno lo capisce. Nessuno mi capisce. Forse solo lui, che mi guardava con gli occhi dispiaciuti per quello che mi sta facendo. Peccato che con “voglio rimanere solo” abbia distrutto tutti i miei castelli, e mi abbia pugnalata alla schiena di nuovo, senza uccidermi. Lasciandomi qui, ad affrontare questa rovina, questa distruzione, sola, con il mio dolore…