Creato da menteassoluta il 24/09/2007

sogni

le stagioni della vita

 

 

Sogni

Post n°2 pubblicato il 26 Settembre 2007 da menteassoluta

E’ stupido pensare di amare a prescindere,

illusorio credere di bastare a se stessi,

anacronistico credere nella forza delle proprie passioni.

Ma non so fare altro.  

 
 
 

Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 24 Settembre 2007 da menteassoluta
 
Tag: sogni
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             . Ho incontrato durante il mio cammino vari maestri di vita non tutti positivi e saggi, sono stato allo sbando per vari periodi della mia esistenza più o meno brevi e ho faticato molto per trovarmi. Ho maturato nel tempo delle convinzioni e cerco di attenermi ha queste, senza tenermi un libretto di istruzioni da consultare quando mi trovo in difficoltà , ma affidandomi alle sensazioni e al buon senso, cerco di gestire in maniera appropriata e giusta  i miei  rapporti interpersonali: Non ho mai dato a nessun essere vivente la garanzia di essere sempre la stessa persona che ha conosciuto il giorno prima. Sono fermamente convinto che nella vita accadano dei fatti che la possano cambiare nel volgere di pochi minuti per cui non la percepisco come immutabile. Non ho delle regole, da dare, pertanto, ma neanche dei consigli, la percezione della vita è unica ed individuale. Ognuno si costruisce un universo proprio con proprie regole e valori più o meno immutabili nel tempo. Posso però confrontarmi e comunicare con gli altri, trarne profitto se riesco ad imparare qualcosa di nuovo ed originale, discuterne. Sono pronto ad cambiare idea se messo di fronte a delle evidenze. Cerco di non fare errori, ne più ne meno di tutti quanti. Ho comunque un percorso mentale che si è andato affermando nel tempo proprio per i sopracitati motivi.  Lungi da tutte le storie bizzarre inventate dalla religione e destinate perlopiù a renderci sopportabile l’idea che dobbiamo morire, io rivendico un ateismo integrale, anzi integrista  senza concessione alcuna ad alcun tipo di cielo, niente prima della vita , niente dopo. Il problema non è tanto quello che succede dopo la morte  ( il nulla evidentemente ), quanto quello che c’è prima di essa. L’aldilà venduto dalle religioni, chiavi in mano, si accompagna sempre a delle morali che ci invitano a morire mentre siamo vivi per soffrire meno quando arriverà il momento, perché allora saremo già simili a dei cadaveri. Io preferisco continuare ad intrattenere relazioni col mondo attraverso i miei cinque(?) sensi e peccato che non siano più numerosi. Da qui un sensualismo senza angosce che attraverso la voluttà mi porti a rivalutare, al contrario di quello che è accaduto in occidente, i sensi più dimenticati e denigrati, quelli che avvicinano il corpo ad un rapporto più diretto col mondo l’olfatto e il gusto, per esempio. Per due millenni la cultura cristiana ha rinnegato un materialismo di tipo edonistico. La filosofia ha una tradizione ancestrale di edonismo, ateismo, materialismo, sensualismo. Per cui visto che  ho una visione del mondo radicalmente giubilatoria. Non mi riconosco in questa civiltà che celebra soltanto le funzioni dei gruppi ( politici, sindacali, nazionali , bianchi, neri ), e tutto ciò che presuppone l’istinto gregario, cerco l’individualismo che ci permetta di vedere la realtà come un aggregato di individualisti, come rimedio contro gli egoisti che ne sono la antitesi perché  concepiscono la realtà come composta da loro stessi. Un bell’individualismo presuppone uno stile singolare ed elegante in contrapposizione all’uniformità, lo svacco, l’inchino. La filosofia portante di un tale stile sarà l’edonismo e fornirà i mezzi teorici e pratici per ottenerlo positivamente ed evitare le occasioni di dispiacere. Già nel diciottesimo secolo un filosofo, Nicolas  de Chanfort, postulava categoricamente” Godere e far godere senza far male né a te né a nessun altro, ecco tutta la morale” molto lontano dal cristianesimo riciclato di Kant e compagni. Bè, si, ma come, dirai tu, si perseguono obbiettivi di tale portata. Polverizzando i sensi di colpa e tutte le varianti sul tema della pulsione di morte. La rinuncia, la stizza, la castrazione l’autopunizione per approdare ad una diversa percezione della vita, allargarla, aumentarla, renderla densa in ogni secondo dell’esistenza aver voglia di ripeterla indefinitamente. Essere pieni insomma di una potente carica di vitalismo che celebra tutto ciò che nella carne, resiste alla morte e ostacola i suoi poteri. Attraverso la ribellione a tutto ciò che ci è di ostacolo alla riappropriazione dell’io. Ogni società vive dell’alienazione delle forze individuali le recupera o le annulla a suo piacimento. Ci possiamo opporre solo se recuperiamo una mistica di sinistra non tanto per realizzare un paradiso, quanto per fare da contrappunto alla prigione della realtà, che è sempre la realtà di qualcun altro, mai la propria. Per cui il libertinaggio diventa l’espressione compiuta della ribellione. Il libertino il dandy l’artista costituiscono una comunità teorica nella quale ciascuno cerca di costituire da solo un partito, lontano da attrazioni nazionalistiche, patriottiche, comunitaristiche. La tribù si addice solo a coloro che temono il vuoto che li abita. La mia vera, unica paura è quella di vivere, invecchiare, soffrire, godere e morire senza poter affrontare nessuna esperienza singolare. La mia unica risorsa l’estetica che mi fornisce un’occasione di concepirla come una morale, praticarla come un’etica. La pittura, la musica e le altre esperienze che consentono di ”inventare nuove possibilità di esistenza” ( lo diceva Nietzsche non io )  ecco ciò che ci può dare la consapevolezza che aspiriamo a morire vivendo

 
 
 

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