Mens Insana

Io non ho mai sognato


Sophie camminava, lenta per il quartiere di Saint Denis, il passo lento e gli occhi sgranati ad osservare le meraviglie che le passavano davanti. A scuola i suoi compagni la prendevano in giro, la chiamavano Sophie occhi-fissi. Non le piaceva all'inizio quel nome, ma aveva imparato ad accettarlo, se l'era lasciato cucire addosso, ora le calzava perfettamente non le dava pių fastidio.Come sempre pensava ai sogni, non riesce a contare le volte in cui ha parlato di sogni e ha chiesto spiegazioni. Fin dalla prima volta che aveva sentito quella parola da piccola era corsa dalla mamma e le aveva chiesto che cosa č un sogno. La madre guardandola un po' stranita, le aveva risposto che i sogni sono quelle immagini che si vedono da addormentati, quelle cose che sembrano reali fino a che non ti svegli. Aveva ripetuto la stessa domanda molte volte e a molte persone, tutte le avevano dato pių o meno la stessa risposta, ma nessuno era stato in grado di rispondere alla seconda domanda: come faccio a sognare? quasi tutti provavano a risponderle qualcosa del tipo prova a dormire e vedrai che ti arrivano i sogni, qualcuno le consigliava di leggere, qualcuno di guardare la televisione, di bere un po' di latte o di te, ma nessuno sapeva darle la risposta esatta e tutti crollavano alla sua affermazione successiva, "io non ho mai sognato". Ma il suo stupore non si fermō lė, rimase ancora pių scioccata quandi si accorse di quanto fosse banale quello che vedevano le altre persone, quando chiedeva ai suoi genitori, a suo fratello, ai suo amici cosa vedevano indicando col suo dito riceveva le risposte pių insulse: una casa, un uomo su una bicicletta, un albero, un cane, una nuvola, niente. Capė perchč non sognava di notte, lei camminava nei sogni ad occhi aperti. Dal tetto della chiesa salpavano galeoni all'inseguimento delle fregate dei pirati; in mezzo alla piazza maghi e cavalieri affrontavano di volta in volta draghi, giganti, basilischi, gorgoni, meduse; astronavi e mostri extraterrestri si succedevano a fate e folletti, per essere sostituiti da deserti di sabbia e implacabili tuareg, mostri marini e dolci sirene, dinosauri, sfingi, uccelli leggendari e figure mitologiche, tutto passava davanti ai suoi occhi e non rimpiangeva certo che il sonno fosso solo un nero vuoto tra un giorno e l'altro.Io invece invidio chi sogna, io sogno pochissimo (anche se dovrei dire che al risveglio non mi ricordo i sogni) pių che addormentarmi mi sento scagliato tra le braccia di Morfeo e il risveglio č sempre uno strapparmi all'incoscienza profonda. Beati voi che sognate! I miei sogni cmq iniziano quando apro gli occhi, Scalda.