Mens Insana

Pastore di nuvole


Aveva ereditato il lavoro dal padre, scomparso l'anno precedente. La madre non l'aveva mai conosciuta, una malattia se l'era portata via quando lui aveva poco più di un anno. Così ora passava i suoi giorni, girovagando per il cielo con il grosso bastone, segno distintivo della sua professione di pastore. Correva dietro alle nuvole, le teneva unite, le raggruppava tutte insieme che non si disperdessero, quando le vedeva oscurarsi cariche di pioggia furiosa cercava di spostarle la dove l'acqua sarebbe stata una benedizione, le proteggeva dai venti furiosi che le avrebbero disperse. A volte si divertiva a raggruppare le nuvole affinchè componessero immagini, così cavalli alati spiccavano il volo da bianchi scogli, terribili dragoni si attorcigliavano a pallidi serpenti, candidi velieri salpavano per il mare più azzurro. Ma il lavoro era faticoso, erano troppe le nuvole e lui non riusciva sempre a portare le nuvole dove voleva, così i venti le disperdevano e le nuvole innervosite scaricavano pioggie e fulmini dove capitava, capitava anche che non riuscisse a portarle là dove le genti chiedevano disperatamente acqua per il lungo di siccità.E ogni volta gli si stringeva il cuore, si sentiva impotente, gli pareva che il suo lavoro fosse del tutto inutile. Ed era in quei momenti che il ricordo di quel momento tornava prepotente a dargi coraggio. Era stato un solo momento e probabilmente era solo il frutto della sua immaginazione. Si era addormentato esausto, disperato come non mai. Le sue nuvole erano fuggite in preda alla tempesta più furiosa. Aveva pianto lacrime amare fino a che non era crollato sfinito dal dolore. Si risvegliò per una leggera brezza sul viso, come un tenero bacio. L'aria fresca lo accarezza dolcemente. Aprì lentamente gli occhi, in una fugace visione le nuvole disegnavano un volto di donna e seppe dentro di sè che quello era il volto di sua madre. La brezza leggera scompose subito il disegno lasciandolo con una serena lacrima sulla gota e il cuore leggero.