finestra sul mondo

alpinista e bagnino


L'alpinista decise di scalare la montagna e indossò abiti pesanti, infilò gli scarponi, prese piccone, chiodi, corde e zaino e si mise in cammino. Arrivò sino alla vetta e poi ridiscese. Tornò alla valle e decise di fare un bagno nel mare azzurro. Lasciò piccone e chiodi e zaino e scarponi. Si denudò ed entrò in acqua e nuotò e galleggiò e sorrise e godette dell'abbraccio del mare. La neve ed il ghiaccio della montagna sembravano così lontani e incompatibili con le dolci acque del mare. Sorrido. Non posso fare altro che sorridere perché scalatore e nuotatore sono la stessa persona. Il ghiaccio e la neve della montagna sono un diverso stato delle acque che chiamiamo oceano. Che cosa ci azzecca, adesso! questo discorso?! semplice riflessione. Per poter fare determinate esperienze dobbiamo abbandonare qualcosa o prendere qualcosa.
Quando scendiamo in questa realtà, in questi corpi dobbiamo privarci o lasciarci privare di qualcosa. Una parte di noi, della nostra conoscenza,  capacità, consapevolezza,  ricordi deve essere  "messa in deposito", non può viaggiare insieme a noi, lungo il cammino che abbiamo deciso di percorrere. Poi, ad un tratto, pare che qualcosa venga "scoperta", in verità è solo giunto il momento di riprendere ciò che era stato consegnato all'entrata.  Abbandonare, lasciare, prendere, riprendere, trovare, ritrovare  tutto questo affinchè sia possibile fare quella esperienza, quelle esperienze. Allora comprendi la ragione di quel "qualcosa" dentro di te che sa, ha la sensazione di sapere ma non riesce a definire. Perché leggi un libro, un post, un articolo che parla di cose mai sentite e subito "senti" che ciò che leggi è verità, pur contrastando con la tua conoscenza, le tue credenze? Sappiamo molto di più di ciò che ricordiamo. Come avrebbe fatto un certo primo ministro italianol, conosciuto in tutto il mondo, a fare, dire, agire senza essersi prima privato della consapevolezza?! E' quasi impossibile. Non puoi giocare a mosca cieca se non hai gli occhi bendati! Come avrebbe fatto gheddafi a vivere l'esperienza di quella vita se non avesse dimenticato chi è in verità?!
 E' accaduto anche a me, per questo ne parlo. Ho vissuto esperienze che non potevano essere sperimentate se avessi avuto la conoscenza che ho oggi. I ricordi mi sono stati ridati nel momento in cui ero pronta a riceverli. Il rischio è che ci prendi gusto, ti diverti a tal punto da non voler abbandonare l'esperienza. E' un grande rischio. Ci sono uomini settantenni, ottantenni che sono rimasti ragazzini di dodici anni e anche meno. Non intendevano crescere, andare avanti. Nessuno li può obbligare, neppure Dio. L'Essere Spirituale decide. Può lasciare carta bianca all'Ego, alla Mente di spassarsela. E, spassarsela, non vuol dire belle gnocche per gli uomini e principi azzurri per le donne. Neppure vite da nababbi. E' davvero difficile immaginare quel che prova una vittima, un carnefice, una prostituta, un disgraziato. Difficile se non ci sei passato e sei riuscito a percepire il sottile e subdolo piacere che si prova. Diventa una droga, una dipendenza. C'è parecchia gente, oggi, che detesta lavorare. Crede che l'ideale, la felicità sarebbe avere tanti soldi in banca da evitare di dover lavorare,  scialacquando allegramente il proprio patrimonio come più gli pare e piace. A me, invece, piace lavorare. Mi diverto a tal punto che provo piacere nel vedere fino a che punto riesco ad arrivare.
Certo, lavoro anche per guadagnarmi  lo stipendio. Lavoro per senso del dovere, per essere d'aiuto agli altri. Lavoro con piacere perché ho  intorno persone straordinarie. Ma non basta. Lavoro per mettere alla prova le mie capacità: fin dove posso arrivare?! So di doverlo lasciare prima o poi, so di dover intraprendere un'altra strada, ma per far questo devo riprendere un chilo di conoscenza e consapevolezza che ho deposto da qualche parte. Devo solo prenderla, devo solo volerla prendere. Lo so. La mente lo sa. Ma tutti i giochi prendono maledettamente. Tutti i giochi sono a rischio di "foga". Quando ti lasci prendere dalla foga del gioco è davvero difficile venirne fuori. E questa è la prova da superare. Questa è la vera prova che l'umano deve riuscire a superare. L'attaccamento al gioco lo conoscono bene i giocatori d'azzardo che ne vivono la dipendenza. Abbiamo dimenticato il nostro potere per poter sperimentare ciò che stiamo sperimentando. Sia che siamo miliardari, sia che siamo mentecatti, sia che siamo bellezze da primato mondiale che brutti rospi, sia felici e contenti o paturnie ambulanti, super fortunati o sfigati cronici, poco importa. L'attaccamento è là dove meno ci aspettiamo che sia.