diario di bordo

PREGHIERA DEL RANDAGIO


Con passo vacillante e con il corpo strematogiungo alla fine dei miei giorni.Forse stasera moriro'e da sotto questa querciacon l'ultimo respiro, che mi resta in gola,vorrei ringraziare il Signoreper il pane che mi ha fatto trovarenella spazzatura,per l'acqua che ha fatto scendere dal cieloper dissetarmi,per i sacrati delle chiesedove ho potuto ripararmi.Sì, Signore,io sono uno di quelliuno fra i tanti che non sacos'e' il calore di una cuccia,il sapore di un osso, la carezza di un padrone.Conosco soloil dolore dei calci sul dorso,le sassate sulla fronte,le gomme di quella macchinache mi hanno spinto nel burrone.Ricordo, poiquella mano, grande, pesante,che ancora cucciolo mi haabbandonato nella strada,dove vissi tutto il mio calvario.Ho attraversato monti, boschi e paesinessuno mai mi ha tenuto con se',nessuno, mai, mi ha dato un nome.Dalla nascita ho sempre portato il tuo " Cane".Signore,tante sono le cose che vorrei dirti;ma...il cuore ha rallentato il suo battitoe il respiro si affievola sempre piu'.Perdonami! E ti supplico:fa' che la mano dell'uomonon abbandoni piu'un cucciolo nella strada.E' triste vivere da vagabondi,e' penoso essere soli,ed essere soprattutto semplicementesolo un cane.Abbracciami almeno tuin quest'attimo.Perche' anch'io ti appartengo