Mondo Metal

KATATONIA - The great cold distance (2006)


Evoluzione musicale. Questa frase ben racchiude la lunga storia della band inglese. Passata dagli esordi death (con il magnifico e angosciante “dance of december souls”) fino al rock-alternativo di “discorauges ones” senza mai cedere a compromessi e con risultati sempre eccellenti. Negli ultimi anni i Katatonia sembrano aver deciso di sterzare nuovamente verso lidi musicali nuovi, alla ricerca di sonorità ancora più aggressive e cupe. Un senso di claustofobica oscurità aleggia pesantemente in questo “The great cold distance”. Maggiore, se possibile, anche rispetto al predecessore Viva emptiness (a mio avviso uno dei più bei lavori del nuovo millennio); come maggiore è la potenza sprigionata dalle chitarre. Un muro sonoro buio e angosciante dalla quale non emergono spiragli di luce. Il cantato di Jonas Renkse si fa ancora più afono e inespressivo fino a divenire a volte un puro commento vocale. Un modo ulteriore per trasmettere la freddezza glagiale delle loro emozioni (ossimoro voluto). Un album sicuramente difficile, certamente non per tutti, che forse odierete per la sua negatività ma che altrettanto amarete per la sua capacità di suscitare emozioni.VOTO: 8.5