mezzanottemmezza

COME SI GENERANO I MITI


A grande richiesta, e mai come ora questo argomento sembra essere ad hoc, sia per il preciso momento storico che per l'"ambiente" ove esso stesso viene pubblicato, sono stato spinto a scavare nei miei archivi per un piccolo remake rispettosissimo di qualche anno fa. Spero vi piaccia. Si inizia così una nuova serie all'interno del blog qui presente, fatta di episodi, aneddoti, cure e riverniciate e quella ferita che qualche tua amica disinfetterà (Liga). Questo per spiegare a qualche ganzo dell'ultim'ora che la musica è fatta di punti di vista differenti, del piegare il proprio volere all'economia del gruppo, di smetterla con le menate (Finardi) e di pensare di farsi il culo, senza strumentazioni fotoniche o altro.. Spesso nei locali si suona col rischio che la corrente salti, alla luce di quattro lampadine senza gelatine colorate, con due casse per voce e tastiere e un piccolo monitor (se c'è lo spazio, altrimenti tutto a memoria, cara la mia bella gente!!!), batteria ridotta all'osso e mini-sized.. altro che. Sì, poi ci sono situazioni differenti, bei palchi, le feste della birra e i motoraduni, locali che ti trattano bene perchè fai "la musica che piace alla gente"... COSAAA???? ...Beh stamattina niente polemiche. ROCK ON! NASCITA DI UN MUSICISTA (Mado*) Suonare non è un hobby, è una malattia. Il vero musicista si riconosce da come racconta. Se mentre descrive un assolo si esalta, allarga le braccia e salta per tutta la stanza, non è un vero musicista. Ma se balbetta per la commozione, una lacrima gli scende dall'occhio e uno spinotto jack gli sale lungo la manica, ecco il nostro uomo. I veri musicisti sono soli con la loro malattia, come i cinesi con la pipa da oppio. La loro pelle è di un pallido verdolino, dovuto all'esposizione prolungata al neon della sala prove, e dita rilucenti dall'abuso delle corde, scalatura .10. Ormai sordi, a causa di volumi da aeroporto e colpi di rullante stile 44 Magnum, tra di loro comunicano a gesti, occhiate e cenni di capo, figli di un rituale preciso e silenzioso. Mentre a mente ripassano gli assoli, odiano il rumore, nemico dell'ispirazione, e se vi avvicinate con passo pesante al bancone del Bar si voltano e dicono "...piano, che mi fai svisare il cappuccino". In famiglia sono affettuosi, ma di passaggio. Il loro cuore è altrove. Le mogli dei musicisti sono mute eroine che sopportano pazientemente pezzi di bacchetta infilati dietro il divano, fotografie di Eric Clapton a coprire quelle del matrimonio e libri di spartiti al posto di Topolino o Tex sopra il mobiletto vicino al water, stipati come pesci nei frigoriferi delle baleniere norvegesi. I figli dei musicisti hanno del genitore un'immagine sfuggente, aste da microfono e cavi con colori improponibili che si allontanano la sera prima di cena, e teste imboscate sotto coperte, spesse come camere oscure, al loro ritorno da scuola. Sul tema in classe scrivono "Io sono orfano. Mio papà fa il musicista". Poi, a dieci anni, l'ereditarietà della malattia li colpisce inesorabilmente. La madre, disperata, li vede consultare i primi cataloghi di lezioni su videocassetta mentre tutti i bambini normali leggono Playboy. Vanno di nascosto a carpire i primi rudimenti dell'Arte, nascosti come sogliole dietro le porte chiuse delle sale da lezione. Finchè, una sera, la madre li vede salire sul furgone paterno. Hanno anche loro due stivalini texani, un berretto alla cretina, una custodia e le dita della mano sinistra che picchettano sulla gamba tenendo un tempo dispari. Mentre la madre li saluta sulla soglia col fazzoletto, nota nel loro sguardo la stessa espressione di distacco dalle cose terrene che è del padre. E' nato un musicista. *cantante e armonicista di note e famigerate blues bands - Cover liberamente creata da: "Il vero pescatore", estratto da "Bar Sport" di Stefano Benni - da comperare xchè è bellissimo, vecchio e struggente come un Blues!