mezzanottemmezza

QUELLA VOLTA CHE IO E CLAPTON(il Motorock del '90)


Uff... ritorno dopo lunga piacevole forzata assenza e noto che, nonostante tutto, il contatore prosegue imperterrito la sua corsa -e devo per questo ringraziare gli/le aficionados del blog: Rosselluzza miabbbbella, il Porkuapà, la Doc Siss', Gnocc'fritt' (e spalla di San Secondo) über alles ma anche tutti gli altri visitors...- Per la regola poco rispettata "un'ospitata e una no", adesso tocca a me. Mi riaggancio al post precedente, il commovente lascito del buon Davide per raccontare di quella volta che..1990. Suonicchiavamo, è vero, ma ogni volta sembrava che la sfiga fantozziana avesse per noi CityKaos qualche colpo gobbo. Andiamo indietro qualche mese. Era solo settembre '89 quando, dopo la magica estate dell'Interrail insieme al prode Mazzera, la Noja Naja per asservire l'Aeronautica Militare mi chiama al dovere presso il 50° Stormo a Piacenza, quindi vicino casa. La Pandina volava sulla Caorsana e ogni sera era buona per una fuga a casa o alle prove.. La ri-ri-rinnovata sezione ritmica, col Deck DeAngeli al basso e il giovane talentuoso Simone Gagliardi alla batteria, mi faceva dormire sonni tranquilli. Ovviamente, il fato crudele macchinava alle mie spalle.. Eddy Demaldè, il Piacentinus Maleficus, viene arruolato pure lui, ma in direzione Friuli, se non erro.. purkazz', per una band come la nostra, che faceva del binomio chitarristico il carattere dominante, tutto sembrava congelare le sorti del gruppo. A questo punto, uno sano di mente cosa farebbe, se non stare buono buono ad aspettare l’onda degli eventi? Dato che io tanto a posto di testa non lo sono mai stato, mi presento senza uno straccio di demo tape alla corte dei Bikers del Gruppo Custom di Cremona, entrando a far parte della LineUp del Motorock 1990.. era probabilmente la nostra prima grande occasione. Ci serviva però un’altra chitarra solista da affiancare al Rocker di Busseto (il Davide B.), insomma un musicista valente e degno di questo nome..Mi gira il nome il già nominato e mai abbastanza compianto Luciano Carullo del Guitar House, re degli aperitivi a mezzo pomeriggio e proprietario di un’agenda che in Italia penso ce l’avesse più farcita di indirizzi solo Gianni Minà. Ecco che spunta, dal cappello magico, tale Umberto Ogliari a Brescia. Chiamo e mi presento, gli spiego la situazione e gli dico che l’ideale per me sarebbe uno sullo stile di Eric “Slowhand” Clapton. Lui ridacchia e non capisco.. fintanto che non lo incontro. La foto credo sia esemplificativa.. il tizio non solo aveva la chitarra Fender Stratocaster d’ordinanza, rosso fuoco e una bella firma “ericqualchecosa” sulla paletta, ma si agghindava, dal cuoio capelluto alla scarpa, seguendo i dettami stilistici del Gran Maestro del Blues Bianco. Non sapevo se esserne gigafelice o sentirmi gigafregato, ma oramai ero in ballo, e ballare si doveva.(End pt.1)MADO