per non smarrirmi

Clandestino


Essere se stessi, desiderare di sopravvivere o di vivere con dignità, non può essere un reato.Il problema è che i principi giuridici di una società, spesso vanno in conflitto con quelli del singolo essere umano.Non basta vietare qualcosa, perché vengano tutelati i diritti di tutti: con qualsiasi divieto, qualcuno subirà un danno, una persecuzione.Ecco, allora, che il bene generale assume la fisionomia della legalità; ma, così facendo, probabilmente una parte d'umanità, in questo modo ce la stiamo perdendo.Allora, perché non provare ad estremizzare i concetti, disegnandoli lungo i confini della nostra particolare condizione? Magari, così facendo, ne possiamo provare a comprendere almeno lo stato interiore...*            *            *Non sono tra quei poveri disperati, disprezzati e perseguitati, che hanno viaggiato pericolosamente, tra guerre, violenze, deserti infuocati e distese d'acqua. Eppure, talvolta mi sento un estraneo al mio mondo, colpevole di qualche illegalità assurda, ricercato e minacciato al punto da dover vivere nascostamente, tra le pieghe del tempo, della logica, del mio mondo.Ma, come per quei poveri disperati, se è vero tutto ciò, non è che per necessità di sopravvivere: le mie guerre, le mie persecuzioni, i miei deserti, le mie traversate, saranno interiori, ma provocano ugualmente qualche pena.Certo, il mio è e resta, un parallelismo forzato e se un giorno dovessi decidere di mollare tutto (...), io non avrei troppi problemi a tornare indietro, perché la mia clandestinità, è frutto di una qualche scelta e, come tale, può sempre essere revocata.Mentre il vero clandestino, non ha questa fortuna ed è sempre con le spalle al muro...Un giorno, spero che l'umanità sappia superare le barriere mentali che dividono ogni individuo dall'altro e documenti, regole, stati, saranno solo un ricordo dell'errore che ci ha accecato per secoli