per non smarrirmi

La scelta della Scozia: un bene o un male?


[da la repubblica on line]
Referendum Scozia, il Regno resta unito.Oggi si conta il distacco tra sì e no. Oggi ci sono plausi e dimissioni, sollievi e delusioni. Ma questa mancata secessione, è un bene o un male?Sicuramente dipende "per chi"...- Per tutti: questo eventuale cambiamento era sicuramente un salto nel buio, del quale era difficile prevedere tutte le conseguenze. Ho letto pareri mooolto contrastanti, di politologi e di economisti e non avrei saputo che pensare, esattamente- Per gli scozzesi: il loro animo nazionalista, forse ne è risultato ridimensionato, ma conoscendo lo spirito degli inglesi, in caso di vittoria del sì, mi sarei aspettato delle bieche ritorsioni, politico-economiche non indifferenti. Di certo, anche se non è passata la loro secessione, ne hanno ottenuto una buona devoluzione (almeno, nelle promesse)- Per il resto del Regno Unito: sicuramente, per i rimanenti "pezzi" del regno, è stato un bene, perché nel loro voler restare "fuori dall'Europa", pur rimanendone dentro (=leggasi: nessuna politica per entrare nell'Euro; manentenimento di quell'ipocrisia -nei confronti del mercato UE- che si chiama Commonwealth), hanno bisogno di mostrarsi uniti e con una moneta ancora forte. E se avesse vinto il sì, o davano seguito alla minaccia di tenere la Nuova Scozia fuori dalla sterlina (indebolendola notevolmente), o l'avrebbero tenuta il più possibile legata monetarmente a sé, indebolendosi politicamente...- Per il Premier inglese Cameron: sicuramente gli è andata bene, anche se non-benissimo, perché ha ricevuto il male minore e non ha perso troppa forza, nei confronti degli altri partners europei; però, ha dovuto legarsi ai suoi avversari interni e ha dovuto promettere una devoluzione che coinvolgerà il resto del paese e che ne indebolirà il suo potere centrale- Per l'Unione Europea: il risultato gli ha evitato un problema, cavilloso ma pericoloso, per cui avrebbe dovuto decidere se, oltre al paese che si è staccato (cioé la Scozia), anche il paese che ha subito la secessione, debba richiedere (nel senso di chiedere nuovamente) l'adesione all'UE: trattandosi di uno grosso e importante come il Regno Unito, non è poca cosa. Però, il mancato indebolimento internzionale della nazione anglosassone, ha impedito di cogliere l'opportunità di ridimensionare il potere di veto della Gran Bretagna, che avrebbe aiutato i tentativi di armonizzazione e d'integrazione delle normative e delle istituzioni nazionali, in seno all'Unione Europea.- Per l'Italia: nonostante i veti e le alleanze del premier inglese, abbiano influito negativamente sulle politiche rigoriste (e depressive) del nostro paese, in quanto membro dell'UE, non è detto che un'eventuale secessione scozzese, col conseguente indebolimento della linea-Cameron, c'avrebbe giovato. Probabilmente, in questo modo i secessionisti di casa nostra (lumbard & veneti), ne escono con le osse rotte e ridimensionati nelle pretese e ci consentono di guardare un po' più alle necessità concrete, del paese. [NOTA: a tal proposito, vorrei far presente a Salvini & co. che a differenza degli scozzesi, che hanno subito storicamente un'invasione da parte degli inglesi, i padani hanno combattuto 150 anni fa, con gli altri italiani, per l'unità nazionale: nel Risorgimento, sono morti terroni e polentoni, assieme, per costituire un unico paese; per l'invasione della Scozia e il suo incameramento nel Regno inglese, i morti erano su barricate opposte]*            *            *In conclusione...per me, forse è stato bene così, perché in questo clima economico così incerto (la crisi non è ancora veramente finita, per nessuno), un cambiamento di questa potenziale portata, non potevamo permettercelo.Però, la simpatia degli scozzesi e l'antipatia dei "sabotatori europei", forse meritavano ben altro epilogo...