per non smarrirmi

io credevo...


Una volta, tanti anni fa, io credevo in Dio, in un modo che sarebbe visto come "cattolico", ma che in realtà era già profondamente mio: quando pregavo non chiedevo nulla per me, servivo messa quasi tutti i giorni e cercavo di rispettare sempre quelli che erano i comandamenti.Anche se venivo da una famiglia d'impronta comunista, nessuno m'ha mai impedito di seguire ciò che provavo nei confronti dell'amore di Dio: sono stato lasciato libero di scegliere quello in cui credere, anche se questo avrebbe potuto portarmi s'una strada molto diversa da quella dei miei.Per anni ho creduto.Poi, col tempo, le incoerenze di Santa Romana Chiesa (papa Luciani morì troppo presto e papa Bergoglio era troppo lontano...) mi hanno lentamente allontanato dal ritualismo cattolico e dalla mia partecipazione costante, alle funzioni. Coerente al mio sentire, ho preso un'altra via, anche se non so ancora dove questa mi abbia portato.Oggi credo ancora.Se mi dovessi definire in base ad una religione, mi direi "cristiano", anche se non di certo mi professerei "cattolico". Ma, in questo mio credere, ho ancora abbastanza spirito critico per mettere in dubbio anche la sola reale esistenza del Cristo: i documenti storici, non sono esaustivi e nei secoli, i cattolici li hanno manipolati più e più volte, per avvalorare le proprie tesi, per dar sostegno alle proprie convenienze.Però, non per questo io mi ricredo dall'amare il messaggio fondamentale del cristianesimo, ovvero l'undicesimo comandamento, quello dato ai discepoli, la sera dell'ultima cena: "che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi". In questa che è l'essenza del cristianesimo e che dovrebbe essere la base di ogni convivenza, di ogni rispetto, tra gli esseri umani, tra i popoli, io mi riconosco.Onestamente, non credo di essere sempre capace di rispettare questa regola fondamentale, ma ci provo e resta comunque alla base di moltissime mie scelte, di tantissime mie azioni. Quando, per istinto, incomprensione, paura (...), o altro, non riesco a seguirla, ne sento addosso il peso e ne sento il dolore come di un marchio a fuoco. A questi miei errori mi riferisco, quando respingo l'esaltazione di ciò che sono e dico che mi sopravvalutano, perché conosco bene i miei peccati...Eppure...quando mi capita d'andare ad una messa per "motivi sociali" (comunioni, cresime, matrimoni, funerali), non posso non rivivere, con nostalgia, la sincera intensità di alcuni momenti di quando credevo: "...oh Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato..."...[ma forse è solo che il credere dà comunque una strada più facile, da seguire, per vivere]