per non smarrirmi

Ancora sul lavoro...


Stanotte mi ero messo a scrivere un sfogo sul lavoro; poi, quando alle 02,00 ho cancellato (per errore) tutto il lavoro, ho lasciato perdere.   Tendenzialmente, sono uno che dorme poco; ma l'adrenalina da litigata-col-capo, ieri ha amplificato talmente il suo effetto, che non riuscivo a dormire. Mi sentivo calmo, tranquillo, distaccato, però riconoscevo i sintomi del nervosismo latente. Scrivere è stato terapeutico, ma il cancellare tutto, a causa della mancanza di lucidità, no...   Quindi, cerco di tirare nuovamente le fila dello sfogo di stanotte, sperando di non cancellarlo di nuovo, per riscriverlo in modo più pacato.Ieri ho discusso animatamente col capo. Oltre al lavorare in condizioni più che disagevoli, in "quantità oraria illegale", continuiamo ad avere aggravi, dell'ultimo minuto, inconcepibili e incomprensibili: ieri dovevo staccare alle 21,30 e, invece ho terminato il turno alle 23,15 (per tacere della fatica, del lavoro che ho dovuto svolgere); lunedì 8 dicembre, anche se non era previsto e in aggiunta a domenica 7, dovrò lavorare; etc...   Quindi, non paghi di farci lavorare (almeno) 10-12 ore al giorno, di aggravare il nostro carico di lavoro con tagli d'organico, di penalizzare la nostra programmazione con repentine inversioni di rotta, oggi si pretende che si lavori TUTTE LE DOMENICHE DI DICEMBRE (e, si vocifera, anche tutte quelle del 2009), sacrificando sine die il giorno di riposo settimanale, in cui possiamo ritrovarci in famiglia: che me ne faccio di riposare venerdì, se i miei sono tutti o al lavoro o a scuola?A prescindere da eventuali considerazioni sull'opportunità di far lavorare così tante ore un cervello dell'Azienda (i danni che si possono causare, per mancanza di lucidità, sono incalcolabili), la mancanza di tempo personale, di ristoro e d'appagamento emotivo, possono creare scompensi irreversibili. Per esempio, una moglie "normale" potrebbe arrivare anche a mettere le corna, o a chiedere la separazione (o entrambe le cose), per la cronica assenza del coniuge. Nel qual caso, consiglio a Santa Romana Chiesa (così attaccata alla famiglia, da condannare, senza remore, i gay), di aggiungere alle formule del matrimonio, anche: "...che nesun'Azienda separi, ciò che Dio unisce!". E, se volesse essere coerente, sino in fondo, scomunicare quelle che tengono saparati gli sposi e non solo chi interrompe il proprio matrimonio...Avendo già visto altrove, un simile comportamento, sono convinto che, al di là delle contingenze, ci sia dietro un "disegno" ben preciso, per esasperare gli animi al punto di ottenere delle dimissioni, che riducano ancor più gli organici. Per un economista, questi sono solo degli effetti collaterali della crisi. Ma, per chi ne è stritolato, è molto di più: è la fine del proprio mondo.Per uno cui piace vivere in serenità, lavorare (anche tanto, perché no?) in allegria e "bene", questo periodo e l'Azienda in cui opero, mi stanno diventando sempre più insopportabili. Inoltre, adesso, i miei superiori mi fanno sempre più schifo. Credo che il meglio del meglio, l'abbia espresso quell'inetto del mio capo, dicendo: "Tu non hai capito: se non ci vieni tu, l'8 dicembre, mi tocca venirci a me...!" Al di là della grammatica, il ribrezzo di sentire qualcuno che ti mandi avanti al posto suo, in virtù del proprio "potere" da quattro soldi. ALLO SQUALLORE DI CERTI FIGURI, NON C'E' MAI FINE...Se potessi scegliere, me ne andrei a dare la mia esperienza, le mie capacità, altrove; ma in tempi incerti e difficili come questi, mi tocca ricorrere a tutto il mio self control e cercare di "sopportare" il sopportabile