UNITING IN DIVERSITY

DEMOCRAZIA DELEGATA E FIDUCIA


La democrazia è uno dei più temi più dibattuti nella cultura classica come in quella contemporanea. Come provocatoriamente affermava il prof. Fukuyama all'indomani della caduta del muro di Berlino la storia, per come è stata intesa nell'ultimo secolo, è finita. La democrazia liberale si è affermata come l'unico modello istituzionale e sociale coniugabile nella declinazione dei valori occidentali. Pur tuttavia la storia recente ci dimostra un altro lato della storia che, forse, avevamo dimenticato di considerare. Una storia non occidentale e non euro-centrica in cui la democrazia non solo non risulta facilmente "esportabile", ma non necessariamente rappresenta un valore universale. Non voglio qui dilungarmi sulla difficile questione dell'universalismo del valore democratico. Voglio solo cercare di riflettere se quando parliamo di democrazia nel nostro linguaggio diciamo tutti la stessa cosa. Scavando oltre il nozionistico richiamo all'etimologia greca, quando parliamo di democrazia a qual tipo di democrazia facciamo riferimento? alla democrazia rappresentativa, alla in-put democracy, all'out-put democracy, alla democrazia decisionale, alla democrazia partecipativa, alla democrazia deliberativa? Se prendiamo l'esempio dell'Italia e aggiriamo gli schemi dei costituzionalisti, a mio avviso, potremmo sostenere che in Italia la democrazia parlamentare si fonda su un sistema di delega delle responsabilità. Noi attraverso il voto deleghiamo i nostri obblighi e le nostre responsabilità ai politici che ci rappresentano e ci accontentiamo di avere un governo su cui lamentare le nostre disillusioni. Gli istituti di democrazia partecipativa (figuriamoci di quelli deliberativi in cui potremmo influire direttamente nel decision making process) sono rari e scarsi. Il movimento delle associazioni è debole se escludiamo alcune lodevoli eccezioni come le associazioni dei consumatori. Il lobbismo dei cittadini è praticamente inesistente. La capacità di influire realmente nei dibattiti pubblici è una chimera. Ci accontentiamo di passare la nostra vita democratica a delegare, compiaciuti di incatenarci dentro le nostre libertà per criticare sempre e comunque (il più delle volte a ragione..) chi ci rappresenta. Fin qui niente di male, e se vogliamo niente di nuovo. Però ritengo che questa passivotà democratica possa, in prospettiva, risultare disastrosa per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia. La fiducia è passione politica ed è uno dei fondamenti primordiali delle società che funzionano. E' una geniale invenzione evolutiva grazie alla quale i cittadini sono capaci di delegare ad altri alcuni passaggi fondamentali del nostro agire collettivo. Se un sistema democratico si avvita nella spirale della delegazione democratica, la fiducia tra i rappresentanti ed i rappresentati viene meno. Se viene meno la fiducia, il sistema non anticipa il futuro ma è costretto a rincorrerlo di continuo, angosciato dalle insicurezze del domani. Forse prima di elucubrare intorno all'universalismo delle democrazie liberali in altre aree del mondo, dovremmo attrezzarci per migliorare i nostri sistemi istituzionali. Partendo dal basso, dalla rinnovata fiducia nella Politica, dal rispetto della diversità ideologica che è nutrimento e fondamento della passione civile per una partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica. La sfida della democrazia partecipativa in Italia ed in Europa è aperta da tempo. Adesso tocca a noi cittadini saperla raccogliere