Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 13 Febbraio 2007 da mersi1980

hola dottore

ti devo segnalare che non e colpa del mio  pc per le foto. quelle di rezi le puoi vedere  subito. provedda lei dottore a risolevere the situation.

visto che ci siamo faccio un appello al MGI.. mandate le vostre news, vi siete persi. non capisco perche scrivo visto che nessuno risponde mai.va bene ,pazienza..

 
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DEMOCRAZIA DELEGATA E FIDUCIA

Post n°22 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da M.G.I

La democrazia è uno dei più temi più dibattuti nella cultura classica come in quella contemporanea.
Come provocatoriamente affermava il prof. Fukuyama all'indomani della caduta del muro di Berlino la storia, per come è stata intesa nell'ultimo secolo, è finita. La democrazia liberale si è affermata come l'unico modello istituzionale e sociale coniugabile nella declinazione dei valori occidentali. Pur tuttavia la storia recente ci dimostra un altro lato della storia che, forse, avevamo dimenticato di considerare. Una storia non occidentale e non euro-centrica in cui la democrazia non solo non risulta facilmente "esportabile", ma non necessariamente rappresenta un valore universale.
Non voglio qui dilungarmi sulla difficile questione dell'universalismo del valore democratico.
Voglio solo cercare di riflettere se quando parliamo di democrazia nel nostro linguaggio diciamo tutti la stessa cosa.
Scavando oltre il nozionistico richiamo all'etimologia greca, quando parliamo di democrazia a qual tipo di democrazia facciamo riferimento? alla democrazia rappresentativa, alla in-put democracy, all'out-put democracy, alla democrazia decisionale, alla democrazia partecipativa, alla democrazia deliberativa?
Se prendiamo l'esempio dell'Italia e aggiriamo gli schemi dei costituzionalisti, a mio avviso, potremmo sostenere che in Italia la democrazia parlamentare si fonda su un sistema di delega delle responsabilità. Noi attraverso il voto deleghiamo i nostri obblighi e le nostre responsabilità ai politici che ci rappresentano e ci accontentiamo di avere un governo su cui lamentare le nostre disillusioni. Gli istituti di democrazia partecipativa (figuriamoci di quelli deliberativi in cui potremmo influire direttamente nel decision making process) sono rari e scarsi. Il movimento delle associazioni è debole se escludiamo alcune lodevoli eccezioni come le associazioni dei consumatori. Il lobbismo dei cittadini è praticamente inesistente.
La capacità di influire realmente nei dibattiti pubblici è una chimera. Ci accontentiamo di passare la nostra vita democratica a delegare, compiaciuti di incatenarci dentro le nostre libertà per criticare sempre e comunque (il più delle volte a ragione..) chi ci rappresenta.
Fin qui niente di male, e se vogliamo niente di nuovo.
Però ritengo che questa passivotà democratica possa, in prospettiva, risultare disastrosa per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia.
La fiducia è passione politica ed è uno dei fondamenti primordiali delle società che funzionano.
E' una geniale invenzione evolutiva grazie alla quale i cittadini sono capaci di delegare ad altri alcuni passaggi fondamentali del nostro agire collettivo.
Se un sistema democratico si avvita nella spirale della delegazione democratica, la fiducia tra i rappresentanti ed i rappresentati viene meno. Se viene meno la fiducia, il sistema non anticipa il futuro ma è costretto a rincorrerlo di continuo, angosciato dalle insicurezze del domani.
Forse prima di elucubrare intorno all'universalismo delle democrazie liberali in altre aree del mondo, dovremmo attrezzarci per migliorare i nostri sistemi istituzionali.
Partendo dal basso, dalla rinnovata fiducia nella Politica, dal rispetto della diversità ideologica che è nutrimento e fondamento della passione civile per una partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica.
La sfida della democrazia partecipativa in Italia ed in Europa è aperta da tempo.
Adesso tocca a noi cittadini saperla raccogliere

 
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BENVENUTi NELLA CASA M.G.I

Post n°20 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da M.G.I

BENVENUTI A TUTTI!

Questo blog nasce dall'idea di un gruppo di persone con lo scopo di creare un "think tank" virtuale, una fabbrica di idee, su una serie variegata di argomenti (dalla sociologia, all'attualità, alla politica, al diritto, allo sport) uniti insieme da un unico demominatore: pensare in termini globali, ovvero come cittadini del mondo.

Le distanze geografiche hanno separato questo gruppo di amici (in primis) e di giuristi internazionali (in secundis), ma la loro vicinanza ad un comune valore di ideali ci ha permesso di declinare in unica voce le lingue di origine (che coprono tutti o quasi i continenti).

Ho pensato allora di proporre una "casa virtuale", un luogo dove incontrarsi, discutere e rimare uniti. Ho pensato ad internet perchè crogiulo virtuale di una comunità globale, aperta a tutti.

Nel pluralismo delle idee e delle identità, il confronto aperto è una ricchezza per tutti, anche per chi dal confronto scopre (o riscopre) la sua identità personale e particolare.

"Unendo nella diversità", appunto. (parafrasando il motto europeo "united in diversity", perchè il processo di unione vale di più del risultato)

Come in una casa virtuale con l'ingresso libero e aperto, ci saranno le stanze dei ricordi (dove ognuno potrà scaricare foto e quant'altro), il soggiorno (dove ognuno può esprimere la sua idea su un "forum" di argomenti), la cucina (luogo di alchimia delle "idee future"), lo studio (dove si tratteranno argomenti di lavoro), ed un piccolo confessionale (concepito come un "Hyde Park virtuale", un luogo dove ognuno può esprimere liberamente il suo sfogo ed il suo disagio verso un mondo nel quale non si riconosce ma che vorrebbe cambiare..)

Buon viaggio...

 
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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da bludiavoletto
 

Ehi MGI e tutti gli altri!

è da un po che non navigo da queste parti!

Io ancora a Brux, appena tornata dalla magnifiche vacanze natalizie in salento, sole, campagna e riflessioni...ebbene si anch'io rifletto ogni tanto!

Con tutti sti discorsi seri, belli e impegnativi pero mi spiazzate!

Be almeno un certo Dott.Castellari si fa sentire anche se solo per le sue validissime tesi culturali!Ciao Max!

volevo solo dire a tutto il BLOG............buon 2007 anche se suona banale bè è importante augurarlo e fa bene dirlo...almeno uno ha la speranza che vada sempre meglio!

SUPER BACI

Spero a prestissimo per rincontrarci tutti insieme in un mondo tutto nostro da MGIni!

Sere

 
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L’insegnamento di Diamond ed il “determinismo geografico”.

Post n°18 pubblicato il 26 Dicembre 2006 da antoniomessina81rc

 

Come mai la scoperta della ruota ha tanto inciso sullo sviluppo socioeconomico, e, secondariamente, politico dell’Europa e di quegi stati che oggi siamo soliti definire “occidentali” o “moderni”,mentre nelle americhe lo stesso ritrovato ha avuto, come utilità unica, quella di divertire i bambini?

Perché siamo stati noi a colonizzare le americhe e l’Africa e non si è verificato il contrario? Cosa c’è alla base del gap politico ed economico per il quale possiamo stratificare il globo sulla base della presunta superiorità di un gruppo di individui su di un altro?

A queste ed altre domande Jared Diamond cerca nel suo best seller “Armi, acciaio e malattie” una risposta che porti il livello della discussione occidentale fuori dal pericoloso percorso del determinismo razziale derivante dalla presunta, e innata, superiorità dell’”uomo bianco”.

In questo saggio egli riesce a fornire una chiave di lettura molto diversa del progresso storico-culturale dell’eurasia rispetto a quello del resto del mondo. La base del ragionamento di Diamond si fonda sull’osservazione che la complessità politica e culturale di un popolo è figlia della possibilità, economicamente sostenibile, di liberare una parte della popolazione dall’incombenza della ricerca dei beni di prima necessità, fondamentali per il sostentamento dei suoi componenti.

Le civiltà più evolute, difatti, si caratterizzano per una sostanziale inversione della piramide produttiva nella quale un numero progressivamente minore di addetti ai settori primari riescono a sostentare classi dirigenti e politiche del tutto estranee al momento produttivo.

Questo è possibile solo nella misura in cui la tecnologia sia capace di uno sviluppo, appunto “sostenibile”, della popolazione grazie alla implementazione delle tecniche produttive.

Questo fenomeno è solo il momento conclusivo di un processo di selezione che nasce dalla disponibilità di materie prime di cui un popolo dispone, nonchè  dalla loro integrazione.

Una sommatoria di peculiarità climatiche e geologiche ha reso una parte del mondo, la cosiddetta “mezzaluna fertile”, maggiormente predisposta allo sviluppo di società stanziali di natura agricola che, rispetto alle popolazioni di “cacciatori-raccoglitori”, ha potuto sperimentare prima, ed in misura più completa, la necessità della creazione di sovrastrutture politiche adatte alla gestione del bene comune, che, a sua volta, ha inciso sulla possibilità di aumentare il numero degli abitanti e di differenziare le attitudini personali nelle arti, nella religione e nella politica.

La matrice di questo cambiamento epocale, padre delle moderno mondo industriale, risiede nel rapporto più o meno agevole e produttivo che si determina tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda. Questo passaggio, a sua volta, è influenzato dalle mutazioni climatiche e dai fenomeni di migrazione, per esempio, dei grandi mammiferi addomesticabili dei quali, ad esempio, alcune regioni del mondo, sono completamente sprovviste.

Per tornare all’esempio della ruota, mentre essa venne accoppiata ad un bue al fine di formare un mezzo efficiente di trasporto nell’Eurasia, la stessa rimase distante centinaia di chilometri dal  lama, unico grande mammifero delle americhe meridionali, a causa della natura impervia e ristretta del territorio messicano, dove peraltro la ruota nacque, che ha reso minimi, se non del tutto assenti,  i contatti sociali ed economici tra i maia e gli incas.

Riassumere in poche righe, specialmente per un profano della materia (l’autore è infatti uno specializzando di anestesia e rianimazione che approfitta della decennale amicizia che lo lega a Marco Lombardo per promuovere la dialettica all’interno dell’MGI di cui ha potuto dal vivo testare il valore e l’importanza) la novità della tesi di Diamond non è impresa semplice. Tuttavia credo che la lettura di questo testo possa permettere l’esplorazione di orizzonti nuovi nel difficile campo della reciproca convivenza tra i popoli.

La storia ci ha insegnato quanto gli uomini abbiamo sviluppato la capacità di cogliere e amplificare le proprie differenze cavalcandole al fine di creare distanze poliche e culturali funzionali alla giustificazione delle secolari imprese coloniali.

Questo testo riporta i termini della questione sul piano scientifico e ne vincola le possibili devianze all’interno dell’analisi storia e politica dei fenomeni geografici che hanno influenzato le fortune di una parte del mondo.

Si ma allora come mai il genio di Leonardo e Michelangelo, di Cicerone e di Seneca, di Platone e di Aristotele è nato ed ha prodotto frutto solo in una parte del globo e non nella sterminata Africa in cui, peraltro, l’uomo ha iniziato la sua avventura in questo pianeta?

Affermare che Michelangelo ha potuto dipingere la volta della Cappella Sistina solo perché qualcun altro era addetto, nel frattempo, alla coltivazione alla produzione di quanto necessario al suo sostentamento è, perlomeno, riduttivo.

Tuttavia il lettore resta colpito da come anche l’elemento di innovazione, tradotto meglio come genialità, di un singolo sia valutato, nel libro, come il culmine del rapporto duale tra il popolo cui egli appartiene con l’ambiente che lo circonda.

Se non si fosse ancora capito, consiglio a tutti la lettura di “Armi, acciaio e malattie” e ne promuovo il dibattito su questo blog.

 

Antonio Messina- mess81rc@libero.it

 

 

 

 
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