I Fiori Del Male

Spettacolo


Vivo in un mondo costruito con perizia.Cammino su un palcoscenico illuminato e parlo attraverso un campionatore.Primo segnale.La parrucca è storta e una massa di capelli rossi sintetici mi cadono sugl'occhi.Secondo segnale.Bisogna mettere a posto il trucco. L'ombretto è sbavato, una ciglia finta si sta per staccare.Terzo segnale.Sono pronta per iniziare.Una persona diversa mi si è attaccata sulla faccia, sui fianchi.Lo sguardo, quello che vedo, non è più il mio.Nemmeno la voce e forse anche il pensiero.A passi ragionati attraverso l'arco centrale per  raccontare una storia vissuta ogni giorno, con costanza, attenzione. Con distacco e impersonalità.Dalle gradinate numerate migliaia di occhi distanti. Mi raggiungono appena.Vedono solo il capello finto, la voce distorta.In platea la percezione aumenta. Mi seguono nell'evoluzione finta e distinguono la fabula dalla vita sommersa.Ma non sono interessati.Prendono quello che non è per quello che potrebbe essere. E di più non domandano.E poi ci sei tu.Seduto zitto su quella poltrona grande e lontana.Ma la voce la senti, la distorsione pure.Sotto il rosso della parrucca intuisci una ciocca di un colore diverso.Una ciocca sciolta per distrazione. O forse per attenzione mascherata.Dietro le ciglia finte vedi i miei occhi distratti che sembrano sfiorarti appena.Il trucco e il vestito non ti sanno ingannare. La luce si spegne, l'applauso è strano, distante. Non credo sia per me.La gente se ne va in file ordinate, pensa alla vita fuori da un arcovolo, alla vita che non è mai teatro.Ma tu rimani.Sei venuto qui per sentirmi tacere, per farmi scendere da questo palcoscenico tra il rumore sterile della vita inventata.Mi porterai nel retropalco, mi spoglierai completamente.Il costume a terra e un suono appena: "Cominciamo?".