Tutto e niente

Scelte...


I miei genitori quando si parlava della mia adolescenza ed anni limitrofi, hanno sempre negato…di essere stati piuttosto duri e irremovibili, ma facciamo un passo indietro. Da piccola sono sempre stata una bambina sveglia, il fatto che avessi fatto a botte con metà dei bambini dell’asilo e fatto nascere un bozzo in testa a forza di colpi di Lego alla bambina bionda antipatica con i boccoli non credo sia stato rilevante per la scelta dei miei genitori. E’ che proprio ero una bimba sveglia. Così entrai a scuola direttamente in seconda elementare. A sei anni.Se questo mi ha portato innumerevoli vantaggi, nella mia adolescenza mi ha tarpato letteralmente le ali. “Posso andare in gita a Parigi con la scuola?” “No, sei troppo piccola” “Posso avere il motorino?” “No, sei troppo piccola” “Posso scegliere che scuola fare dopo le medie?” “No, sei troppo piccola” Va da se che per studiare non ero troppo piccola, insomma non lo ero solo se si trattava di situazioni a loro comode. Fatto sta che, al momento di scegliere la scuola, voce in capitolo non ne ho avuta. Ma si sa, i genitori scelgono secondo logica e coscienza, in base alle attitudini ed alle inclinazioni dei figli. Possono farlo molto meglio di loro, che magari possono basare le proprie scelte su quelle delle amichette del cuore o all’euforia del momento. Giusto che in certe decisioni intervenga il controllo parentale. Quindi, è giusto che se la propria unica figlia femmina viene promossa con ottimo in terza media ed è considerata un piccolo talento letterario, venga iscritta senza colpo ferire all’istituto tecnico….umpffff… Inutile puntare i piedi. Sbattersi. Piangere. No, no, no. Così si fa. Noi sappiamo cos’è meglio per te. E questa è casa mia, e qui comando io. E poi scrivere non dà da mangiare, in effetti..forse forse... Peccato che la tranquilla scuola superiore a cui i miei mi avevano iscritta d’ufficio, a parte avere delle materie che detestavo (merceologia??? E che roba è?), fosse frequentata dalla feccia della società. Avevo alcuni compagni di classe dell’età degli insegnanti, pluriripetenti che ammazzavano il tempo a scuola e minorati assortiti che rullavano canne in classe. Avevo anche il bidello maniaco e pedofilo che mi chiamava principessina. Un bell’ambientino...vè? Così sono passati cinque anni, divisione programmatori…l’élite, in pratica…i genietti della scuola. Sono passati noiosi, campando di rendita, inanellando bei voti e pessimi giudizi caratteriali, continuando a non capire la differenza tra conto economico e finanziario (tutt’ora non lo so, vi prego illuminatemi!) ed a sentirmi diversa da tutti gli altri. Considerando che ora, per modificare il mio template devo piangere miseria presso colui che tutto può, devo dire che è stato tutto molto utile.  Però conosco il COBOL….ma non ho ancora capito a chi e a cosa serve…ma poco importa…Lo so, un po’ è l’adolescenza che ti fa odiare tout-court tutto della tua vita. Ma molto era anche dovuto al fatto che non era quello che volevo. E oramai per tornare indietro era troppo tardi. che nervoso. Non che frequentare un liceo mi avrebbe cambiato la vita, o reso la vita innegabilmente migliore o con più talento. Magari ora sarei disoccupata, o mi toccherebbe fare la cameriera in qualche pub del centro gremito di ragazzini erasmus urlanti. Oppure no. Il mio unico cruccio, a dire il vero, è che le mie amichette del cuore delle medie si erano iscritte a una sezione distaccata della scuola professionale per estetiste.   Almeno, ora, saprei fare il  french…(si dice cosi? Bohhhh!!! )