Tutto e niente

Leggende..storie...e...profonde verità


In un tempo che non esiste più, Trasimeno, figlio del re etrusco Tirreno era accampato con i suoi soldati vicino al lago. Un giorno d’estate, passeggiando lungo le rive assorto nei suoi pensieri, fu catturato da un canto meraviglioso che proveniva dall’isola posta al centro del lago, nota come Isola Polvese. Il principe, incuriosito da quel canto angelico, si recò sul luogo e scoprì che quel canto usciva dalla melodiosa voce di una stupenda ragazza, una ninfa, che viveva nelle acque del lago. Cantava e ballava sulla riva, con la veste bianca svolazzante ed i capelli sciolti sulle spalle che sembravano avere una vita propria. Il giovane si innamorò così tanto di quella ninfa, di nome Agilla, che ogni giorno si recava sulle rive del lago per ascoltarla e guardarla.Solo dopo molti giorni trovo il coraggio di avvicinare l’eterea creatura del lago e di mostrarsia  lei come un umile essere umano. Tra i due nacque un amore travolgente, una passione irrefrenabile. Il re Tirreno, dopo mille reticenze, vedendo il grande amore che riempiva gli occhi del figlio, acconsentì alle nozze che vennero celebrate con tutti gli onori. Ma la felicità degli sposi durò solo un giorno, un brevissimo giorno d’estate. Il mattino seguente, Trasimeno decise di fare il bagno nelle acque del lago. Agilla lo vide immergersi e restò a guardarlo dalla tenda sulla riva. Ma il giovane non tornò più a galla, non tornò più dalla sua Agilla, che era lì, in piedi, ad aspettarlo. Il suo cadavere non venne mai recuperato, forse perché incagliato sul fondale, forse tributo di sangue richiesto dalle acque in cambio della sua ninfa. Da quel giorno Agilla rimase ad attendere il suo amato, cercandolo continuamente. Ed il lago prese il nome dello sfortunato erede del re Tirreno. Agilla non si arrese alle lacrime. Finì i suoi giorni su una barca al centro del lago, da dove controllava tutte le imbarcazioni, alla ricerca inutile e disperata del volto del suo amore perduto. I pescatori del Trasimeno rammendando le reti e fumando una sigaretta sul far della sera, ancora oggi amano raccontare la sua storia, aggiungendo che d’estate quando il vento soffia dalla Toscana, sia facile udire il pianto disperato della bellissima Agilla che chiama il suo amato. E leggenda vuole che ogni tanto, sempre d’estate, si alzi un’onda improvvisa nel lago, che rischia di rovesciare le barche malcapitate che ci si imbattono. E’ Agilla che pensa di aver riconosciuto Trasimeno in uno degli occupanti e cerca di raggiungerlo. Sempre alla sua ricerca….ancora oggi. Certo è solo una leggenda persa nel tempo, buona per dare il nome  ad innumerevoli campeggi e bar che da quelle parti si chiamano tutti come la ninfa del lago innamorata del suo principe inghiottito per sempre dalle acque del lago. Solo una vecchia leggenda etrusca, tramandata dal canto dei secoli. E’ diventata buona solo ad intrattenere i turisti stranieri curiosi delle “pittoresche” leggende italiche.   Ma mi piaceva raccontarla. I pescatori, con la faccia resa rugosa dal vento e dal sole e le mani deformate dall’artrosi, con gli occhi lucidi ridotti a due fessure aggiungono che il pianto della ninfa lo può udire solamente chi ha amato davvero o chi ha sofferto per la perdita di una persona cara.  Chi ha veramente sofferto, ma il cui cuore spezzato non si arrende al sordo dolore della perdita ma continua a sperare ed amare. Solo chi non s’inaridisce nel dolore, ma coltiva la memoria con la speranza.   Nessuno crede più a questa leggenda, presto se la scorderanno anche i pescatori, umili cantori delle pene di Agilla e anziani portatori della memoria di un mondo che non esiste più. Per l’onda improvvisa al centro del lago e per il vento lamentoso ci sono spiegazioni razionali. Anche sulle origini del nome del Trasimeno vengono avanzate ipotesi meno fantasiose, come quella di un dono di nozze al figlio del re etrusco Tirreno, dal quale prese il lago prese il nome attuale. Ma è bello immaginare Agilla, nella sua veste bianca svolazzante, seduta su una barca al centro del lago, in cima al pontile oppure sui bastioni del paese che porta il suo nome, mentre piange e chiama il suo amore perduto. Che non risponderà. Mai più.