Tutto e niente

La solitudine


Recenti sondaggi, hanno statisticamente provato che la paura più grande paura dell’uomo non è né l’influenza aviaria, né l’ebola, né la sindrome da HIV. La più terrificante fobia dell’uomo del terzo millennio è la solitudine. Il terrore che quel telefono non suoni più, che la gente passi più in là, oltre, dimenticandosi di te, che i tuoi giorni scorrano tutti uguali, implacabili, senza nessuna soluzione di continuità tra squallidi surgelati mono porzione e pizze precotte. Ma è poi così brutta la solitudine? La solitudine del lunedì sera, stesa sul letto con la voce di James Blunt che esce dal lettore Mp3. I pensieri che vagano disordinati tra la fantasia, le fate e chi non ti vuole o ti vuole solo come pare a lui. Gli occhi incollati sulle pirotecniche e mirabolanti evoluzioni intorno alla lampada di un moscerino che, per tutte le regole della biologia e in nome di Piero Angela dovrebbe essere morto stecchito nel gelo di febbraio, invece è ancora qui. Poi, all’improvviso, tutto si rompe. Il cellulare suona la sua fastidiosa melodia anche se, potresti giurarlo, ti sembrava l'avessi spento.Ma la solitudine non è sempre un piacevole rifugio. Si definisce solitudine la condizione di chi vive solo, in modo permanente o per un lungo periodo, ricercata per acquisire pace interiore o subita per assenza di affetti o appoggi materiali. Non sono molto convinta che la descrizione calzi a pennello, almeno non nel senso in cui la sento mia.La solitudine, quella vera, quella che fa star male, è come un sasso che pesa sul petto come un incudine invisibile sul cuore. Sapersi soli, anche in mezzo alla fila del supermercato o in un locale affollato pieno di bella gente con vestiti firmati e drink colorato in mano. E sentire che tutta la gente che hai intorno non ha nulla da dirti, non ti tocca, è lontana. Sembra quasi che anche le voci ed i rumori ti arrivino attenuati, più soffici.E sono quelle giornate in cui vorresti solo un abbraccio sincero, forte e caldo,Il contatto di qualcuno che davvero ti capisca. Ma chiedere è difficile, arduo più della scalata del K2. E poi devi sorridere, mostrare i denti in una smorfietta stiracchiata che possa perlomeno risultare credibile. Perché c’è gente che dipende da te, dal tuo buonumore, che si preoccupa e che farebbe mille domande e diventerebbe schiavo di mille ansie se solo immaginasse come stai davvero….dentro. E allora meglio fingere, starsene zitti e immaginare che tutto sia perfetto.Essere soli e sentirsi soli non è la stessa cosa….proprio no.Ma basta poco e le nuvole si allontanano.Parlare con il tuo bonsai, che come dice qualcuno, così crescerà meglio (ma io non credo, anzi). Guardare vecchie foto ingiallite di quando avevi sette anni e cercavi di imboccare tua cugina con il cucchiaio….asfissiandola….letteralmente.Una bella dormita e passa tutto, domani il sole splenderà. O comunque le previsioni dicono che non  pioverà così forte...