Il mondo intorno

SANREMO 2007- QUEI DUETTI UN PO' COSI'


I duetti? Insomma. L'idea era venuta a Bonolis nel 2005. Panariello e Baudo l'hanno tenuta ma anno dopo anno la serata è andata scemando. Il principio era semplice: prendi la canzone di Sanremo, la rivolti come un calzino e poi la canti accompagnato da qualcun altro. La rivolti come un calzino, capito? E non la canti quasi uguale cambiando solo qualcosa. Nel 2005 Alexia porto i Fank off, una street band, per esempio e Nicola Arigliano regalò uno straordinario momento di jazz e swing con una jam session improvvisata con i santoni Cerri, Basso e De Filippi, l'anno scorso Flavio Oreglio ha "raccontato" la modesta canzone degli Sugarfree.Spettacolo vero. Ecco, quest'anno no. La cosa più bella - è tutto dire - è Teresa Salgueiro dei Madredeus con gli Stadio. Non che la canzone cambi, per carità, ma la voce dell'usignolo portoghese la impreziosiscenotevolmente. E soprattutto, ha il coraggio di cantare in italiano, vivaddio. Ci prova anche Nate James col pezzaccio del Meneguzzi e gli riesce abbastanza bene. Nelly Furtado con gli Zero Assoluto e Anngun coi Facchinetti fanno la loro figura, soprattutto all'occhio, ma della lingua del Festival nemmeno a parlarne: sembrava il Sanremo del 1990 e 1991 targato Aragozzini quando gli stranieri ricantavano (male) nella loro lingua i brani dei big. Amii Stewart smezza la lingua d'origine con l'italiano nel brano di Mazzocchetti ed è l'altra cosa buona e giusta della serata, insieme a Mario Biondi la cui voce nera crea uno straordinario connubio bilingue e bivocale con la stridula Amalia Grè: lui sembra Barry White, lei a tratti Rossana Casale. Invece, le Supremes coi Bella e i Cosmos da Riga con Al Bano forniscono lo stesso apporto che nel 2004 - in gara, non abbinate - diedero Las Ketchup al povero Danny Losito: fanno i soprammobili. I cori di Sant'Ilario e della Valle dei Laghi cantano accappella sul sonnifero della Ruggiero: l'effetto è quello dei Carmina Burana. Sergio Cammariere spinge Cristicchi verso il podio: il riff di piano che fa tanto jazz da solo vale tre ore davanti alla Tv; sarebbe bella pure la versione naccherata e flamenca della canzone di Leda Battisti ma se l'ospite (i ballerini Kledi e Sonia di Amici) non danno un apporto fattivo al "cambio" non si capisce bene a cosa servano.Ruggeri fa il suo sulla canzone di Milva, che sembra quasi tagliata per lui, tanto è nelle sue corde. L'arrangiamento però è uguale. Come nel caso di Zarrillo, che duetta accompagnato da un De Piscopo intristito senza l'amata ritmica nel bel pezzo di Concato. Cristina Donà con Nada sarebbe una buona idea, peccato che lei non si sente per niente sovrastata dal vocione della cantante di Gabbro. Bollani al piano con spazzolata di archi sul brano di Dorelli: classico e indolore, però almeno la differenza si sente.Difficile trovarla invece nell'apporto di Sarcina delle Vibrazioni sul pezzo dei Velvet, se non per il fatto che lui e il cantante sembrano gemelli diversi. Tosca si porta il marito Massimo Venturiello sul palco: il duetto conferma la sensazione di qualcosa a metà fra Capossela e Avion Travel ma non cambia le sonorità. Stesso dicasi per i Bungt Bangt con Silvestri, che però ci regalano la bellezza di portare sul palco dell'Ariston bidoni suonati con cazzuole e bastoni e una grattugia. Peccato, invece, per Laura Valente con Mango ed i Tetes des Bois con Rossi: belle cose (lei gran voce, loro ironici ed istrionici e vestiti come Garibaldini) ma gli arrangiamenti privati di tutta la ritmica hanno dato alle rispettive canzoni l'effetto di un'acqua minerale scialita.