Semplifichiamo

QUELLO CHE SCRIVE RENZI SUL CORRIERE DELLA SERA HA A CHE FARE CON LA SEMPLIFICAZIONE


Diffido da Renzi perché diffido di chi fa politica per mestiere senza rischiare di “perdere il posto” per gli assai scarsi risultati ottenuti. Renzi ha iniziato a fare politica nominato, quando aveva i calzoncini corti, dai notabili ex democristiani della Toscana a fare prima il presidente della provincia di Firenze (è stato il più giovane presidente di provincia italiano), e una volta scaduto quel mandato, il sindaco della città capoluogo. Ha fatto prima e seconda esperienza senza rischiare nulla, appoggiato da un centro sinistra che storicamente in Toscana e a Firenze non ha mai avuto avversari. Per questo a me pare che egli sia un prodotto tipico della politica italiana. La sua figura mi ricorda quanti su facebook quando indicano il proprio stato lavorativo, scrivono, ad esempio, “presidente/vice presidente provinciale del partito . . .” oppure “responsabile del dipartimento . . . del partito . . .”.  Temo che Renzi non creda per davvero in quello che da un po’ di tempo va dicendo in giro per l’Italia e, dai prossimi giorni, ripeterà ponendosi alla guida (forse solo metaforica) di un camper per sfidare Bersani & C. alle primarie del pd e del centrosinistra. E questa in politica è una condizione non solo eticamente biasimevole, ma che costituisce anche un handicap nell’azione per realizzare un programma. Resto tuttavia aperto ai cambiamenti di idee e sinceramente spero che il mio pre-giudizio su Renzi sia smentito dai fatti. Sarà un bene per lui, per il suo partito e per la politica italiana in generale. Ciò premesso, quello che Renzi ha scritto oggi (domenica 9 settembre 2012) sul Corriere della sera per rispondere alle sette domande che ieri gli erano state poste da Antonio Polito nel suo editoriale, ha a che fare con la semplificazione. E non solo politica. Ha a che fare con la politica perché la sua reazione alle domande di Polito è stata tempestiva e perché con la promessa di rispondere alle sette domande nel suo giro per l’Italia ha accreditato l’interlocutore e il quotidiano milanese. Probabilmente (ben) pensando che chi aspira come lui a candidarsi a leader della coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni, deve pur trovare un qualche ponte anche con uno dei più autorevoli quotidiani sulla scena italiana. Se questo gli farà bene o male, vedremo. Intanto Renzi si è esposto semplificando quella civile competizione delle opinioni che in gran maggioranza, io spero, gli italiani pretendano dai partiti e dai movimenti. Renzi ha pure scritto dell’Europa, che ha posto come valore al centro dei suoi ragionamenti e ha auspicato che diventi unione politica. E ha mostrato onestà intellettuale affermando che ciò è un obiettivo generazionale. Spero non sia un distacco di responsabilità rispetto ad esso e che sottovaluti l’essere già europei di tanti giovani d’Europa.  L’affermazione europeista che Renzi pone come precondizione di quello che sarà il suo programma, è un elemento di semplificazione politica non indifferente. Chiunque ponga oggi la propria candidatura a guidare il governo di uno dei paesi europei, non può sfuggire alla domanda circa la propria professione di fede nell’europeismo. Ha l’obbligo (da statista) di dire da che parte sta, per non ingannare gli elettori dicendo e non dicendo.  Renzi scrive pure di voler abbassare il debito pubblico senza aumentare le tasse, anzi aspirando a ridurle. Chiaro che nel programma dovrà indicare come intenda realizzare questo obiettivo, ma diamo atto che egli abbracci già al suo esordio una posizione politica importante, per sostenere la quale non avrà pochi avversari, sia a destra che a sinistra. Segno a suo merito l’averlo fatto non trascurando i precedenti negativi del passato. Renzi ha scritto pure che al centro della sua competizione ci saranno i contenuti, le visioni del futuro e le idee diverse della società. Anche questo impegno, se mantenuto, è un ulteriore elemento di semplificazione della politica: costringerà partiti e movimenti a confrontarsi sulle risposte ai problemi e sulle soluzioni per superare le crisi della società italiana ed europea, piuttosto che sulle professioni di fede. Ma quello che più mi piace sottolineare dell’intervento di Renzi è che egli pone due elementi di semplificazione dell’azione amministrativa che hanno una valenza generale. E lo fa quando ancora in termini di pre-condizioni per la realizzazione di un programma politico.  Per i problemi del lavoro pone giustamente l’esigenza di una semplificazione del corpo di norme che compongono il diritto del lavoro italiano. Una congerie di norme, spesso così poco coordinate le une con le altre e figlie di diverse realtà politiche da indurre a pensare che chi ha scritto le più recenti ignorasse quelle precedenti, lasciandole convivere. Renzi – molto bene! - pensa ad uno snellimento che conduca alla sostituzione delle vigenti con 50-60 “norme chiare, traducibili in inglese, immediatamente comprensibili”.  Un impegno utile per tanti altri campi della contorta realtà amministrativa italiana. Per le dismissioni immobiliari destinate ad aiutare la riduzione del debito pubblico, Renzi afferma che “nessun fondo immobiliare cui conferire pezzi di patrimonio pubblico avrà valore se le procedure burocratiche e urbanistiche non saranno modificate”.  Anche in questo settore si tratta di disboscare senza pietà eliminando norme che, nate per impedire abusi e interessi speculativi, sono state in realtà asservite a rendite di posizioni dominanti nel paese.  Semplifica bene il sindaco di Firenze ponendo questa ulteriore pre-condizione. E probabilmente si rende ben conto che essa è talmente dirompente per alleanza e programmi politici, da dover essere sviluppata senza esitazioni e rinvii nel programma che si appresta a costruire. Come dovrebbero fare anche gli altri competitori.  A Renzi va per ora dato atto di avere anche in proposito assunto un impegno che chi vuole innovare in politica controllerà se sarà o meno capace di sviluppare con efficacia. Nel programma e anche dopo, se il sindaco di Firenze vincerà primarie ed elezioni politiche.  Michele LuccisanoRanica9 settembre 2012