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Il futuro di Berlusconi e Renzi

Post n°28 pubblicato il 15 Aprile 2013 da mluccis
 

Gli italiani hanno avuto lo scorso 24 e 25 febbraio un’opportunità irripetibile per cambiare il corso della loro più recente e per niente positiva storia: con un solo voto avrebbero potuto darsi un Parlamento, un Governo e, indirettamente, un Capo dello Stato capaci di affrontare la drammaticità dei problemi con i quali individui, famiglie e imprese sono costretti ogni giorno a fare i conti.

 

Il loro voto ha prodotto invece risultati assolutamente mediocri rispetto agli obiettivi importanti che erano alla portata di mano: un Parlamento incapace di darsi una maggioranza, un Governo che non si è potuto costituire per funzionare, un Capo dello Stato al quale molto probabilmente spetterà solo di sciogliere le Camere per indire nuove elezioni, senza grandi prospettive che ciò possa costituire la soluzione.

 

La storia degli uomini è però capace di trasformare la loro condizione da male a bene a volte anche utilizzando le risorse non eccelse di cui gli capita di disporre in taluni momenti. Così come dai disastri si possano ricomporre situazioni utili e non altrimenti determinabili.

 

Non nutro per i due personaggi particolare simpatia umana e politica: il primo, Silvio Berlusconi, è stato incapace di realizzare ciò per cui era sceso in campo; il secondo, Matteo Renzi, deve ancore dimostrare di credere davvero in ciò che dice con una capacità comunicativa che, però, sembra costruita lontano dal cuore dei reali sentimenti, i soli capaci di durare nel tragitto periglioso che può cambiare davvero le cose.  

 

E però, stando così le cose, mi viene da pensare che una soluzione che veda Berlusconi Capo dello Stato per i prossimi sette anni e Renzi Capo di un Governo realmente riformatore, possa immaginarsi come capace di traghettare il Paese verso il cambiamento e fuori dal tunnel prima del precipizio. Un posto in cui mi pare sia adagiato in attesa di una spinta che potrà arrivare da ogni parte, facendoci soffrire tutti gravemente.

 

E ciò con un accordo che consenta al primo di chiudersi entro le stanze dorate di un recinto finalmente intangibile da una giustizia che si è dimostrata per 19 anni incapace di incastrarlo; al secondo di sfondare nelle simpatie di un elettorato non ideologizzato e disponibile a fare maggioranza sulla concretezza di riforme che trasformino lo Stato, la società e l’economia, dando loro snellezza, libertà e semplicità.

 

Nel primo caso, Berlusconi al Quirinale, si otterrebbe il risultato cui aveva aspirato la maggioranza di centro destra proponendo inutilmente in sua difesa l’approvazione di leggi che avrebbero sospeso i processi penali che aveva (e che ha) in corso.

Nel secondo, Renzi a Palazzo Chigi, si otterrebbe anche immaginificamente il salto generazionale auspicato da più parti insieme con la ricomposizione di volontà riformatrici che ora sono solo minoranze neglette nel centro destra come nel centro sinistra.

Con l’indicazione di una legge elettorale efficace: quella usata per eleggere i sindaci dei comuni.

 

Ranica

15 aprile 2013

 

 

 

 
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