microtesla space

Il lato segreto della conquista spaziale 1.


Quando parliamo di astronautica, ci troviamo di fronte ad una grande mole di informazioni. Alcune sono stranote e abbondantemente pubblicizzate dalle agenzie spaziali, altre sono avvolte dal mistero e coperte da segreto. Di queste ultime possediamo molti indizi, molte informazioni trapelate, ma niente di certo ed esaustivo. E’ difficile districarsi nel groviglio di realtà e fantasia in cui sono avvolti i più misteriosi programmi russi e americani.Qui cercheremo di raccoglierli tutti, fornendo le indicazioni utili a successivi approfondimenti, poiché su ognuna di queste missioni sono già disponibili centinaia di libri e siti internet. Ai primordi dell’esplorazione dello spazio, i militari pensavano ad una vera e propria militarizzazione del cosmo, intravedendo la possibilità di posizionare in orbita ogni tipo di ordigno, preferibilmente nucleare.L’idea di piazzare sulla testa del nemico una batteria di missili nucleari era una delle tante deliranti fantasie dei più fanatici fautori dell’atomica. Si pensò quindi di piazzare missili atomici pure sulla Luna in modo tale che, se il nemico avesse distrutto il proprio Paese, dal nostro satellite sarebbe comunque partita una scarica di missili in rappresaglia.  Idee appunto deliranti e mai fortunatamente realizzate, ma che apparivano del tutto logiche durante gli anni più bui della guerra fredda. Idee che spinsero poi a moltiplicare gli sforzi in direzione della conquista dello spazio. Si dovevano infatti realizzare vettori in grado di trasportare in orbita il materiale bellico o in alternativa di distruggere quello inviato in orbita dal nemico. E si doveva riuscire a portare l’uomo nello spazio per assemblare queste apparecchiature, per manovrarle (all’epoca la tecnologia per comandare il tutto da terra non era affidabile), e in una prima fase comunque per spiare il nemico dall’alto (anche in questo caso bisogna tenere presente la tecnologia dei primi anni ’50 che consentiva foto nitide solo su pellicola che poi andava recuperata e sviluppata a terra e sistemi di controllo remoto poco affidabili per l'inquadratura, quindi la necessità di un uomo che materialmente scattasse le foto dallo spazio). Per dare un’idea dell’approccio spregiudicato con cui ci si accingeva all’esperienza spaziale, ricordiamo qui il programma di esplosioni nucleari in alta atmosfera con il quale gli USA pensavano di poter distruggere, all’occorrenza, un’ ostile satellite sovietico (all’epoca i satelliti sovietici terrorizzavano letteralmente gli americani, essendo decine di volte più pesanti e voluminosi dei loro). Gli effetti sull’ecosistema di esplosioni atomiche in alta atmosfera sono facilmente immaginabili, tuttavia si disse che tali esplosioni servivano per scopi scientifici.Le prime 2 esplosioni avvennero il 27 agosto, il 30 agosto e il 6 settembre de 1958 nell’ambito del progetto Argus: Montati su razzi tri-stadio X17 lanciati dalla nave Norton Sound, esplosero a 480 km d’altezza. Da fonti non segrete (ciò che fu ufficialmente divulgato) sappiamo che le esplosioni ebbero un profondo effetto sull’alta atmosfera: si verificò un’immediata interruzione delle radiofrequenze commerciali (da 5 a 25 mc) che durò circa 24 ore; in Nuova Zelanda fu avvistata un’aurora boreale artificiale; la sonda Explorer IV lanciata poco prima per scopi scientifici (ma probabilmente collegata al progetto Argus) registrò un’ aumento considerevole della radioattività nelle fasce di Van Allen, tanto che alcuni scienziati sovietici accusarono gli USA (sbagliando) di avere prodotto loro queste fasce con i loro esperimenti, tuttavia la radioattività delle fasce venne realmente aumentata per un certo tempo; gli effetti nell’alta atmosfera durarono per “molti mesi”. Sempre nel rapporto si legge che le esplosioni si erano rivelate molto promettenti nell’ambito della distruzione termica di eventuali satelliti nemici.Ovviamente nessuno si preoccupava dell’eventualità che questi “esperimenti” potessero nuocere alla salute di milioni di persone.Così, 4 anni dopo si ricomincia con una nuova serie di assurdi esperimenti (in parallelo con quelli atmosferici che per alcuni decenni hanno contaminato l’intero pianeta tanto che, in alcuni vini francesi di quel periodo sono state trovate tracce di radioattività, cosa che non stupisce perché le esplosioni atmosferiche degli anni ’50 e ’60 aumentarono di 3 volte la radioattività naturale della Terra).Il 4 giugno del ’62 alle 6 del mattino parte dall’Isola di Johnston nelle Hawaii un razzo Thor con testata all’idrogeno. Un minuto e mezzo prima dell’esplosione i tecnici devono distruggerlo per un problema di traiettoria che poteva portarlo ad esplodere in una zona imprecisata; i frammenti in parte contaminati ricaddero sull’area della rampa di lancio.Il 20 giugno del ‘62 si riprova sempre con un Thor con testata termonucleare da un megaton che avrebbe dovuto esplodere a 800 km. di quota. Anche qui il lancio fallisce ed il missile viene fatto saltare provocando una pioggia di frammenti su un’area piuttosto vasta causando il ferimento di due persone.Il 9 luglio 62 terzo tentativo: un missile Thor porta a 250 km (secondo alcuni studiosi a 300 e secondo altri ancora addirittura a 2000) una bomba di potenza tra gli 1 e i 10 megaton sulla verticale dell’isola di Johnston: riferisce un testimone che il bagliore dell’esplosione si fece da prima bianco azzurro-verdastro, poi giallo-arancione e rosa salmone. Tra le 4 e le 4 e sei minuti di notte era stato giorno, coi colori dell’alba e della tarda sera.L’esplosione ebbe i seguenti effetti resi pubblici: “scosse” le fasce di Van Hallen, forato il campo gravitazionale terrestre, scaraventato scorie radioattive tutto intorno al pianeta fin verso il Sole, insieme a raggi di varia natura e neutroni veloci.Questa bomba produsse inoltre una fascia radioattiva tutto intorno al pianeta, il contrario di uno degli scopi dichiarati dell’esperimento, che era quello di creare un varco nelle fasce radioattive di Van Hallen che si temeva potessero essere dannose per gli astronauti. L’esplosione lacerò la jonosfera e quindi interruppe le trasmissioni radio, questo strappo si sarebbe richiuso in 20-30 ore. Un’ora dopo l’esplosione la pioggia di particelle radioattive generò un’aurora boreale artificiale vista dall’isola Maui.Fine prima parte.Post in fase di completamento.Le notizie riportate in questo post si possono trovare sul libro "Storia segreta dell'astronautica" di Paolo Cortesi, vero libro cult per gli appassionati di misteri spaziali.