middlemarch

Ma chi cazzo te l'ha chiesto il feedback?


Perché le mie ossessioni cercano sempre le parole? Perché avvolgo le ferite che pungolano in una garza sterile di definizioni? Perché un dolore mi sembra sempre meno acuto quando riesco a fargli cavalcare una descrizione appropriata? Cos’è che attutisce il colpo nella pratica perversa della verbalizzazione? E perché l’unica paura che mi uccide, quella per evitare la quale sarei disposta a prostituirmi, a mentire, a prendere psicofarmaci, è il terrore del male indistinto che non riesci a ridurre a proporzioni gestibili tramite il modo in cui te lo racconti? Perché, perché, perché il dolore che ha un senso è più sopportabile? Sarebbe come dire che quando hai solo caffè di cicoria la situazione migliora se lo puoi aromatizzare alla cannella. Ma il caffè di cicoria fa schifo comunque, cazzo vuoi che cambi se lo annaffi di cannella? Eppure è così che funziono io, perché invece di cercare l’uscita, continuo a girarmi il film della ricostruzione dei fatti senza capire qual è la soluzione, avendo la matematica certezza di essere un cieco che brancola a un millimetro dalla porta. Spendo ogni energia a cercare di capire quando qui si tratta invece di cercare di uscire. Mi sento come una che ha preso a capocciate il muro di una stanza fetente per anni e anni, coltivando seriamente la speranza di riuscire a sfondarlo con la forza del pensiero. Ma aprire la porta no?