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Oggi la parabola è quella della trave nell'occhio


Siccome ho rischiato un occhio in un incidente talmente assurdo che poteva capitare solo a me - e che probabilmente per questo nell'ultimo anno si è ripetuto un numero imbarazzante di volte - l'oculista stavolta è stato draconiano: per una settimana niente lenti a contatto.Ora a me, se mi vuoi uccidere, mi devi dire proprio una cosa così: per una settimana niente lenti a contatto. Perché escludendo che possa brancolare a tentoni tipo la cieca di Sorrento mentre sono al lavoro - con l'aggravante che raramente porto tacchi sotto i 7 centimetri - questo significa una cosa sola: se voglio avere una vita sociale e continuare ad essere un membro attivo della società, devo mettermi gli occhiali.Non so perché a un certo punto ho cominciato a rifiutare l'idea di vedermi con gli occhiali. Li ho portati ininterrottamente dai 7 ai 38 anni senza ricadute significative sul piano dell'autopercezione, e l'ho considerato una specie di destino ineluttabile, un marcatore genetico contro cui non valeva nemmeno la pena battersi. Però credo incidesse molto il fatto di considerarmi una cozza totale. Se ti trovi repellente, qualsiasi presidio che ti copra parte della faccia tutto sommato può perfino essere considerato un vantaggio. Poi però le cose hanno cominciato a cambiare - un po' tardino, lo ammetto, ma ognuno ha i suoi tempi - e adesso semplicemente non li sopporto.Però rischiare un'infezione alla cornea è una cosa grave, e non c'è picco di vanità che tenga. Niente lenti a contatto. Per cui mesta e depressa da due giorni porto solo gli occhiali. Solo che la rimozione è un'arma potente. Stamattina esco di casa e mi metto in macchina convinta di averli in borsa. Mentre guido non mi accorgo di niente perché ho quelli da sole graduati. Poi arrivo al lavoro, faccio per tirare fuori quelli normali, e lì mi rendo conto che li ho lasciati a casa. A 25 chilometri da qui. Potere dell'inconscio.Insomma per concludere. Ho solo quelli da sole, più un tacco nove, e oggi sono in sala test, dove dalle 9 alle 13 affluirà sicuramente qualche utente della biblioteca di cui dovrò occuparmi. Ho due opzioni: barcollare tipo lambada tenendomi sempre molto vicina agli scaffali nel caso in cui un ostacolo imprevisto e invisibile mi catafotta verso il pavimento, oppure tenere su il rayban, assumere una posa cazzutissima, e atteggiarmi a Terminator della Val Padana, con grave pregiudizio della serenità d'animo degli utenti che dovessero circolare di qui. Che ce ne sono, anche il 3 di agosto. Mai che stessero a casa loro. Maledetti nerd.